“Ubuntu, LAN e mentalità” aka “ansia da cambiamento”

Talvolta per lavoro porto quote di innovazione nelle scuole.
Per mia passione e interesse professionale, preferisco di gran lunga innovare gli umani, ovvero le credenze e i comportamenti (e quindi identificare e far lo sgambetto alle resistenze al cambiamento, tipiche di ogni organizzazione lavorativa), ma ci sono argomenti per i quali prima di aprir bocca è necessario allestire degli strumenti, dei supporti alla conoscenza e alla comprensione dell’innovazione, in questo caso tecnologica.

Ebbene, sappiate, o voi che come me non siete né linuxmaniaci né geek né smanettoni, che c’è in giro un sistema operativo di qualità mirabile, opensource, il cui carattere è contraddistinto dalla peculiare attitudine di essere alquanto portato alla socialità, al lavoro collaborativo, alla condivisione delle risorse. Il suo nome infatti, Ubuntu, secondo un’antica lingua africana significa “umanità agli altri” oppure “io sono ciò che sono per merito di ciò che siamo tutti”.

Ubuntu è disponibile anche in versione educational, con il nome di Edubuntu, ma ormai tutti qui lo chiamiamo affettuosamente Sburubuntu.

Nell’ultimo anno e mezzo, ho già fatto allestire un’aula multimediale di un Istituto Comprensivo con Ubuntu, e sto attualmente costruendo una rete presso una Direzione Didattica composta da 15 pc in un’aula multimediale (connessi via cavo) e altri 8 computer dislocati uno per classe, lungo un corridoio, da connettere alla stessa rete però con tecnologia wireless.

Il tutto sempre in LTSP (Linux Terminal Server Project), nativo su Ubuntu.

Ho fatto quindi comprare dalla scuola un bel server, su cui gira Ubuntu o Edubuntu, e due access-point, da mettere in alto a metà corridoio.
Ho recuperato dall’obsolescenza dei pc 400MHz, ci ho messo su Ubuntu (anche versioni light) e una scheda di rete PCI wireless (l’antennina del pc); se avete pc più vecchi che non reggono la scheda wireless, potete comprare dei bridge, in pratica degli accesspoint/scheda di rete ethernet, alimentati (sono quelli che usano i ragazzini per giocare a videogame in LAN wireless), da connettere ad una normale scheda di rete del pc remoto. bridge esempio

Il problema è permettere alle macchine remote di effettuare il boot in modalità LTSP connettendosi con il server. Se fossimo in una LAN cablata, non ci sarebbe problema: sarebbe sufficiente avviare i pc inserendo un floppy che dice alla macchina di attivare schermo, tastiera, mouse e scheda di rete tramite cui connettersi al server ed effettuare il boot del sistema.
Ma se la rete è wireless quest’ultima deve essere ovviamente già presente, all’avvio della macchina. Ecco perché torna utile il bridge.

A questo punto, aggiungo per quelli che non conoscono le possibilità di una rete LTSP, è possibile per i vecchi PC della LAN aprire ad esempio OpenOffice recuperando l’applicativo dal server, il quale si fa carico con la sua ram/processore di sostenere i documenti aperti nei vari pc. Il pc remoto diventa un semplice terminale del server, quindi può essere un pc anzianotto (non andrei cmq sotto il 200MHz con 128MB di ram) sul quale di per sé sarebbe impossibile far girare applicazioni tipo le suite ufficio (troppo pesanti), le quali invece in questo modo possono essere comodamente impiegate, insieme alle solite centinaia di programmi edubuntu o debian in generale.

Ripeto: tutto va a meraviglia, tecnicamente.
Se siete insegnanti in una scuola e intendete garantire stabilità, sicurezza e performance alla vostra aula multimediale, questa è la soluzione migliore da praticare in questo momento.
Anche se avete un piccolo ufficio e usate perlopiù una suite Office, fate questo passaggio e dimenticate Windows per sempre.

Ma questo significa cambiare i comportamenti, e qui infatti cominciano i veri problemi.
Ho visto delle insegnanti storicamente recalcitranti all’utilizzo del computer in classe, lottare strenuamente per avere almeno la possibilità di usare Powerpoint su una macchina in dual boot; docenti capaci di fare “gruppo di pressione” sul dirigente scolastico affinché venissero spesi migliaia di euro (aggiornamento hardware, sistema operativo windows, office, moltiplicato per 50 computer non sono pochi spiccioli) pur di rimanere su cose conosciute, “perché vanno meglio”. E non hanno neanche la competenza per giudicare. I prigionieri si affezionano alle gabbie.

Persone intelligenti che hanno imparato a usare Windows e Word perché grazie a quel furbacchione di Gates lo trovavano già dentro il pc al momento dell’acquisto, oppure glielo craccava il figlio quindicenne, dinanzi alle tecnologie TIC si rivelano improvvisamente stupide, non essendosi mai poste il problema che potessero esistere strumenti migliori per fare il loro lavoro di insegnanti, né che un applicativo di nome Office potesse non essere il miglior ambiente di produttività per un bambino di otto anni.

Tutto sommato, bene. Avrò lavoro per i prossimi anni, a raddrizzare pensieri nati storti. A seminare curiosità, spirito critico, creatività.
Poi vedo gli insegnanti, le scuole, e capisco che mi tocca portare una rivoluzione culturale dove non avrebbe dovuto essercene bisogno, perché mai avrebbero dovuto entrare in classe strumenti (che si impiantavano spesso) non progettati per i bambini e le loro necessità formative.
Sono passati dieci anni, e per spedire un allegato nella mail è ancora buona cosa organizzare prima un corso di formazione di 12 ore, destinato però solo a quelli bravi con il computer, ovvero che sanno già spedire una mail.
Se la cartuccia della stampante è finita, mi raccomando, chiamate il tecnico.

4 pensieri su ““Ubuntu, LAN e mentalità” aka “ansia da cambiamento”

  1. Anonymous

    molto interessante il tuo resoconto. Non mollare, sono le persone come te che non mi fanno rinpiagenre quasi nulla delle scuole medie/superiori che ho frequentato. Ricerca, coerenza, economia, il software libero incorpora armoniosamente tutte queste peculiarita’. Vadano a casa gli stolti e i saccenti, l’ingenua ignoranza in quei contesti lì e` oltremodo insopportabile. Tieni duro amico. Buona fortuna.

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  2. Franganghi

    Sei stato spettacolare nella descrizione del tuo operato.
    Non mollare… siamo in molto ormai!
    Quando avrò un figlio mi curerò di pretendere che nella sua scuola si utilizzi anche software libero.

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  3. Gus

    Almeno tu sei riuscito a cambiare la rete a sculo, almeno qualche mentalità si è modificata. Io faccio parte di un gruppo di “volontariato” (se vuoi dare un occhiata al forum è hhtp://mulino.forumup.it) e mi confronto con gente ottusa, che pur di mettere win non è in grado di ascoltare nessuno.
    Ma mi piace pensare che è la gente come noi che andrà avanti…

    PS Giusto per informazione, appena montata la rete nel gruppo sono arrivato con un 233 mhz portatile, l’ho acceso e ho iniziato a navigare. Un fisso con win due persone di quelle sopra hanno impiegato 30 minuti per configurarlo… E non han cambiato idea… Ma cosa fa la microsoft a questa gente?

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  4. Anonymous

    Mi complimento vivamente con te, che di tale rivoluzione ne hai fatto bandiera.
    Io nel mio piccolo ho combattuto anche in famiglia per aver recuperato un pc obsoleto… ma la soddisfazione grande è stata vedere i miei due nipotini uno di tre e l’altra di cinque anni usare edubuntu ed appassionarsi.
    Il cambiamento fa paura, ma le menti illuminate ci permettono di imparare, continua così!

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