Ecosistema della conoscenza

Un mio commento ad un post sul bel blog di Gino Tocchetti. Mi piace perché una volta tanto è sintetico.

Vero Giorgio che man mano che l’uomo moderno abita anche gli spazi ridefiniti dalla tecnologia, li trasforma in propri, vale a dire in spazi delle idee, e cosi’ va oltre l’abitare, in un certo senso e’ un riconquistare, come licheni sulla roccia vulcanica?

La tecnologia è tutta umana, e l’uomo non è se non “homo technologicus” (titolo di un libro di Giuseppe O. Longo, consigliatissimo).
E non solo da MacLuhan in qua, ma anche con filosofi molto più anzianotti, sappiamo che la pensabilità stessa del mondo, la sua “leggibilità”, passa attraverso tecnologie dell’intelligenza (Pierre Levy), come già tecnologia è osservare il paesaggio individuandone potenzialità e possibili modificazioni per la sopravvivienza, la scrittura, ogni fare umano.
Noi umani, come specie, abitiamo da sempre Luoghi tecnologici. Anzi, anche da prima: non furono dei Sapiens a scheggiare le prime selci, a gestire il fuoco, a seppellire ritualmente i morti.

Quindi girerei il problema: non è l’uomo che va ad abitare gli spazi resi praticabili dalla tecnologia, è piuttosto la tecnologia, non solo quindi strumento ma “ambiente” mentale, che stabilisce la pensabilità del mondo come Luogo antropico. Ovviamente, con queste premesse, che si tratti di mondo fisico oppure digitale non fa nessuna differenza.

Alla base c’è appunto il concetto di Abitanza, quale dinamica di partecipazione (culturale, affettiva, storica) e sentimento di appartenenza ai luoghi della frequentazione, con in più – rispetto al semplice essere Cittadini dinanzi allo Stato – un risvolto autopoietico (Maturana) derivante dall’aver cura dei territori, nel rispetto ad esempio dell’impronta ecologica e della sostenibilità ambientale.

2 pensieri su “Ecosistema della conoscenza

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