Arrivano i barbari

Ormai da tanti anni entro nelle scuole e racconto ai ragazzi (ultimamente sempre più a insegnanti e dirigenti, e mi diverto meno) cosa si può fare con mappe satellitari, editor audiovideo e cellulari, blog, aggregatori.Ecco qui Michael, un tipo col ciuffo sui diciassette/diciotto, mio allievo anni fa, che mi chiama in chat a metà mattina, e lui è in Carnia, in classe a scuola


Essendo io notoriamente Grammar-Nazi, mi toccherà riprenderlo sull’accento del perché e su quello del dài, ma sorrido perché me lo immagino mentre si annoia a scuola. Il ragazzo è sveglio, curioso, e si sta esercitando ad assumere certe pose cool che neanche Humphrey Bogart. Sono quasi certo che dopo avermi rassicurato ha puntato il browser verso le peccaminose gallerie fotografiche della discoteca giovanile di riferimento della zona, dove questi ragazzi e ragazze possono vedere sé stessi direttamente “in scena” mentre lasciano libero il loro personaggio di vagare nella notte promiscua e decadente. Attori di sé stessi e spettatori di sé stessi insieme, poi passano la settimana su Netlog o sulle loro community giovanili e commentano tutto quello che è successo, e la Valeria che era ubriaca sul cubo e Gigi che voleva tirar su rissa con qualcuno e poi le corna e le occhiate e così come tutti come sempre a loro modo diventano grandi. Però mettono in scena tutto, è un rito pubblico mediatico.

Quel Michael della chat frequenta una scuola professionale IPSIA, ramo elettronica.
Se a qualcuno interessano i soliti discorsi sul mondo della scuola, in questo caso in relazione al futuro dei giovani nel mercato del lavoro, può leggere quello che ho scritto su NuoviAbitanti come commento al convegno “Quale riforma dell’Istruzione tecnica e professionale per il Friuli Venezia Giulia“, presenti buoni nomi della Scuola regionale dell’Industria e della PA regionale, a cui ho assistito lo scorso sabato mattina.

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