Strumenti per la democrazia

Twitter è un servizio di microblogging. Ci si crea un account e in seguito tramite cellulare, email o direttamente via web si possono mandare messaggi di testo (ultimamente, anche cose multimediali) lunghi 140 caratteri, dove si dovrebbe descrivere cosa stiamo facendo in quel preciso momento. Cose tipo “sto mangiando un pizza da Mario”, “sto leggendo l’ultimo libro di Paperoga”, “il sottoscritto va al cinema”.
Poi è possibile iscriversi agli account twitter dei nostri amici o colleghi (decine o migliaia che siano), cosicché si formano delle community di persone che si tengono costantemente in contatto tra loro scambiandosi opinioni e stati d’animo.
Certo, vista la lunghezza limitata del messaggio, più che per alloggiare contenuti articolati e strutturati Twitter serve soprattutto per mantenere il contatto tra le persone, per sostenere le reti relazionali, per restare sintonizzati.
Obama ha fatto largo uso di Twitter durante la sua campagna elettorale, e alle recenti votazioni europee anche i candidati nostrani – a esempio la Serracchiani, che ha puntato decisamente sulle nuove forme di socialità in rete – hanno tenuto i “seguaci” (le migliaia di followers) costantemente aggiornati sui propri spostamenti sul territorio, sulle proprie opinioni lampo sui fatti di cronaca, sulle indicazioni politiche.

Ma Twitter ha mostrato anche funzionalità insospettate: nel caso di calamità naturali, compreso l’ultimo terremoto in Abruzzo, i primi messaggi con le prime notizie sono giunti direttamente dal luogo del disastro, che le fonti giornalistiche istituzionali hanno subito ripreso e propagato. Forme nuove di citizen journalism che sono sostanzialmente rese possibili dal semplice possesso di un cellulare connesso.

In questi giorni pare stia succedendo una rivolta popolare in Iran, in seguito ai presunti brogli elettorali. In questo paese con una scarsa libertà di informazione, tutto viene soffocato e nulla si vorrebbe far trapelare all’estero. Ma Twitter e YouTube sono lì, a mostrare cosa veramente succede nelle piazze e nelle strade, al di là della propaganda di governo sui massmedia tradizionali, cui nessuno crede più. Le persone comunicano disintermediando la comunicazione ufficiale, dando una rappresentazione mediatica diretta della realtà garantita dalla polivocalità e dalla spontaneità delle fonti.

E il Governo statunitense stesso si è mosso per consentire che le migliaia di voci dissidenti iraniane potessero trovare eco sui media mondiali, che da questi nuovi strumenti di democrazia in queste ore attingono per mostrare nei telegiornali cosa stia succedendo.

Il Dipartimento di Stato americano ha chiesto ai titolari di Twitter, il social network sul quale il candidato iraniano Mir Hossein Moussavi ha una pagina personale, di rinviare la manutenzione programmata prevista, in modo da consentire la copertura degli avvenimenti iraniani. Twitter, ha affermato un funzionario che vuole restare anonimo, e’ “un importante mezzo di comunicazione, in Iran in modo orizzontale”. Twitter aveva gia’ posticipato di un giorno la manutenzione, prevedendola per questa notte. Lo stesso Moussavi aveva implorato che fosse tenuto aperto l’unico canale di comunicazione tra la societa’ civile iraniana e il resto del mondo. Sul social network il candidato riformista ha annunciato di essere pronto a spiegare al popolo iraniano le proprie ragioni in diretta televisiva.

link: IRAN: APPELLO USA A TWITTER, “RESTATE APERTI” | News | La Repubblica.it

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