Il Grande Fratello siamo noi

Certo, viviamo tempi paranoici.
“Help, the paranoids are after me!!” era una battuta di trent’anni fa, la vedevo scarabocchiata sugli astucci alle medie.
E se cammino per strada nella mia cittadina, il saper di essere osservato da centinaia di videocamere potrebbe indurmi a comportamenti sospettosi, il che mi rende sospetto, quindi chi ti sorveglia a ragione direbbe “A-ha! Ecco quello lì che nasconde qualcosa, manda una Volante a controllare”, ed ecco che mi mordo la coda. Anzi, sto proprio deviando le linee del destino, mettendo in scena una profezia che si autodetermina, visto che se penso che mi controllino così allora mi comporto colà e quindi mi notano e quindi mi controllano etcetcetcetc.
Se vedete nelle serate dei finesettimana dei gruppetti di persone di mezza età che si guardano in giro con il naso all’insù, non preoccupatevi, sono i soliti amici avvocati architetti medici docenti universitari o psicologi che per fumarsi con tranquillità due canne in centro devono giocare a nascondino con gli occhietti elettronici che dovunque, a Udine come in molte altre città italiane, sorvegliano il territorio. Gente che si preoccupa, professionisti seri, che li sgami subito per la paranoia che hanno di essere beccati, appunto. Encomiabili, quelli, ci vuole un coraggio da leoni oggidì, mentre l’approccio corretto sarebbe fottersene platealmente dell’intero problema, visto che problema non è (tranne che per le stolti leggi italiane al riguardo).
E se tu che leggi qui sei contro l’uso ricreativo della canapa, sappi che con buona probabilità le persone intorno a te, il tuo avvocato o il benzinaio o il tuo medico o il bancario o la commessa del negozio di scarpe sniffano cocaina, e qui il problema c’è (tranne che per le stolte leggi italiane al riguardo, che non conoscono la differenza).

Ma delle ridicole politiche proibizioniste parleremo un’altra volta, torniamo al problema del Grande Fratello, le centinaia di videocamere che ci sorvegliano mentre passeggiamo in centro.
Qui a Udine vogliono metterne un altro centinaio intorno alle scuole, visto che i vandali cagionano 200.000 Euro di danni all’anno, come ci racconta un preoccupato (forse per i soldi) assessore provinciale sul Messaggero Veneto. E la Regione o altri stanzieranno un milione di euro per le videocamere. E a me sembrano tanti, 10.000€ per ogni telecamera e il lavoro di metterla e tutto. Ma vabbè, paghiamo e teniamo sotto controllo i giovani, dài. Vorrai mica e-du-car-li, no? Approccio obsoleto, suvvia. In questo modo poi imparano sul campo l’arte del sotterfugio, italico vanto, e le marachelle le faranno ugualmente, se non peggiori.
E in ogni caso per i prossimi anni non si tornerà indietro, garantito, la tecnologia verrà ampiamente utilizzata per il controllo del territorio e delle persone, in forme sempre più raffinate. Ce lo diceva paradossalmente anni fa Rodotà, da Garante della privacy: se non volete essere rintracciabili, non limitatevi a spegnere il cellulare, togliete proprio la batteria, sennò qualcuno (chi? con quali fini? ovviamente uno incorruttibile e di specchiata moralità) potrebbe sempre facilmente sapere dove siete.

La domanda è: chi le guarda, queste immagini? La Polizia, immagino, oppure i Vigili Urbani. Centinaia o migliaia di videocamere in funzione alle 3 di notte, esiste chi le guarda sui monitor nella centrale operativa? Nelle università e nei centri di ricerca stanno sviluppando software specifico per rilevare comportamenti aberranti di umani e automobili, sappiatelo, tipo riunirsi a capannello in piazza in tre persone. Non credo le immagini nemmeno servirebbero a cogliere i malintenzionati in flagrante, penso piuttosto le registrazioni costituirebbero materiale d’indagine successivo al reato, per l’identificazione degli autori.

Insomma, vengo al punto.
C’è solo un modo per evitare gli atteggiamenti sospettosi, la paranoia sociale, l’ombra del grande Fratello che si allunga minacciosa sulle nostre ridenti cittadine minando la fiducia nel prossimo e nelle istituzioni.
Le immagini riprese dalle videocamere di sicurezza sul territorio pubblico devono essere pubbliche. Tutti devono poter vedere quello che vedono le forze dell’ordine in centrale operativa.
Tutti devono poter vedere tutto, in tempo reale, su un bel sitino web dove posso scegliere camera per camera le varie inquadrature, e le mappe con le ubicazioni dei punti coperti pure devono essere pubbliche.
E grave assai dovrebbe essere il reato di non rendere pubblici questi dati sulle ubicazioni di tutte le videocamere, perché saremmo nel caso di pubbliche amministrazioni che celano dati pubblici.

Magari diamo una mano alle forze dell’ordine, gratis: gli insonni potrebbero buttare un occhio negli angoli bui della città, senza muoversi di casa, e segnalare stranezze.
E soprattutto, per cose che riguardano appunto gli spazi pubblici, togliamo di mezzo questa idea della sorveglianza occulta, dove non posso controllare cosa controllano i controllori.
Ma proprio questo è il problema: chi controlla i controllori? La risposta migliore è oggi tecnologicamente praticabile: tutti noi possiamo controllare i controllori, tutti noi controlliamo noi stessi, ché è meglio tutti che una parte soltanto. Sennò non mi fido, sono paranoico.

4 pensieri su “Il Grande Fratello siamo noi

  1. Jaio Furlanâr

    Discorsi di fine serata e risposta di fine notte:-) Daccordo, non fumo e non son gay peró, se ho altri vizi, non tendo a far credere che quelli che non sono come me sono anormali. E proprio con questi discorsi che in Italia si fanno le leggi. Cioé, una certa maggioranza decide di…E via via, si puó finire nel credere che un vizio é un diritto e uno che non lo avesse, sarebbe un anormale che poco a poco potrebbe essere perseguibile se non perseguitato:-) Prendi i primi cristiani che erano perseguitati e prendi i primi laici che lo erano e lo sono ancora:-)
    Tutto sta nell’equilibrio. A Londra nessuno si sognerebbe di mettere il proprio nome sulla porta di casa o dell’appartamento perché il diritto della privacy é sacro. Invece, con più di diecimila video nella city, nessuno si lagna.
    Sul controllare i controllori, sembra allo slogan del 68: E proibito proibire. Poi c’é stata la liberazione sessuale e ci siamo tutti messi al 69 come se fosse un dovere:-)Scherzo ma son serio:Un privato che ha una videocamera per sorvegliare la porta di casa che dà sul marciapiede avrà anche lui i suoi 400 video da guardare ogni giorno ma finché nessuno gli scassa la porta, continuerà a buttarli via senza guardarli.Come, non ha il diritto? Qua allora incomincia il discorso di sapere dove incomincia il diritto di uno, finisce il diritto di un’altro!

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  2. ildan

    Qualche tempo fa la pensavo come te. Ma le telecamere del Comune sono un problema relativo. Perché, come suggerisce il commento sopra, l’information overload è un aspetto centrale. Certo, magari un vigile ti becca con il dito nel naso, oppure ce l’ha con te personalmente e ne approfitta per “seguirti”, ma le immagini che scorrono nelle sale di controllo sono talmente tante che, in modo apparentemente paradossale, a più telecamere corrisponde più privacy.

    Fossi in te, visto che sei paranoico, mi preoccuperei molto più delle telecamere dei telefonini dei tuoi figli. Quei filmati lì sì che ti sputtanano per bene se finiscono su youtube.

    Perché poi se dobbiamo metterci a fare i turni per controllare quello che “loro” controllano, allora io ed un sacco di altra gente (anche tu) abbiamo di meglio da fare. E alla fine i controllori dei controllori saranno dei guardoni più pericolosi degli annoiati guardoni istituzionali di oggi.

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  3. Giorgio Jannis

    @Jaio: infatti io parlo di rilevamento di suolo pubblico, con videocamere pagate da noi, ovvero dalle Pubbliche Amministrazioni.

    @ildan: il problema riguarda appunto il fatto che le immagini riprese in luoghi pubblici debbano essere pubbliche. Non è importante che ci siano i turni, quanto che nulla rimanga nascosto, per legge, e non visibile solo ad alcuni. Trasparenza.

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  4. ildan

    Non so però se è meglio, in onore alla Sig.na Trasparenza, che mentre mi scaccolo al semaforo mi veda potenzialmente tutto il mondo o solo un tizio in sala operativa.

    Boh… non mi hai proprio convinto.

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