Berlusclone #9

L’ultimo dubbio sollevato dai complottisti dietrologi ha fatto emergere in me prepotente la visione complessiva dell’intera questione, ha acclarato trentecinque anni e più di storia italiana dove come tutti sappiamo non solo i pezzi del puzzle non combaciano, ma ti accorgi che ogni singola tessera è a sua volta un puzzle.
Berlusconi è un clone.
Cioè, Berlusconi è molti cloni, avendo la CIA provveduto nel corso degli anni a sostituire via via l’ometto iniziale con personaggi versati nell’una o nell’altra materia. Certo, in Matrix ti connetti con lo spinotto a un software che ti passa tutto quel che ti serve sapere sul kungfu o sulle ricette di alta cucina francese a base di senape di Digione, ma la tecnologia non è ancora arrivata a quel punto, quindi per il momento, come si è peraltro sempre fatto, si sostituiscono le persone dando giusto loro una ritoccatina all’interfaccia. Cioè alla faccia.
Per fatti ancora ignoti, Berlusconi è stato scelto durante la seconda guerra mondiale quale bambino da clonare, colui che avrebbe costituito l’arma segreta degli americani per fronteggiare l’avanzata dei comunisti rossi in Occidente.
Ne han fatti una decina o forse più, di Berluschini, e li han tenuti lì in frigo a vari stadi di sviluppo, pronti a subentrare all’originale quando i tempi avessero richiesto un Berlusconi 2.0, poi il 3.0 e così via, e oggi siamo almeno arrivati al numero nove. Per distinguerli, i servizi segreti americani appellano differentemente il clone, cambiando la prima lettera del nome di battesimo del Nostro. Quindi, abbiamo avuto Ailvio, poi Bilvio, in seguito Cilvio, Dilvio e Eilvio. Il particolare sembra insignificante, ma lascia intuire la cura meticolosa e la maniacale organizzazione con cui negli anni è stata portata avanti la cosiddetta operazione S.I.L.V.I.O, ovvero la Super Intelligence Lifelong Vengeance Italian Operation.
Con altissima probabilità, il vero Berlusconi era quello che strimpellava sulle navi insieme a Confalonieri, quello della spider in giro per Milano, il paninaro del ’59.
Ma i tempi stringevano, arrivavano i turbolenti anni Sessanta, sarebbero nate le contestazioni giovanili, i movimenti operai, il sogno del boom economico italiano si sarebbe infranto, serviva un Berlusconi ferrato in cose di legge fin dalla laurea (secondo alcuni, già qui il vero Berlusconi sarebbe stato rimpiazzato con Ailvio, cresciuto con una educazione specifica in giurisprudenza), ed in seguito sicuramente entrò in gioco Bilvio, il clone imprenditore, quello con il fiuto degli affari che trova i soldi sugli alberi e inventa cittadine nuove di zecca, abilissimo in traffici finanziari.
Per la svolta mediatica dei fine Settanta è evidente ai più come sia stato convocato Cilvio, il terzo clone, quello cresciuto a letture forzate di McLuhan, Debord e Baudrillard, capace di comprendere il potere mediatico nella formazione e nel mantenimento del consenso delle masse, per stabilire sotto l’apparenza dell’innovazione sociale un piano politico conservatore, al fine di contrastare le balzane idee di lotta comunista che andavano prendendo eccessivamente piede in Italia. Eroina e TV han fatto finire l’epoca dei movimenti di piazza, come sappiamo, dove da una parte la mafia e dall’altra un clone eccellente quanto determinante, appunto Cilvio, erano in effetti entrambe realtà pilotate dagli americani, come la stessa loggia massonica P2 cui il clone prontamente aderì.
Cilvio aveva inoltre gusti sessuali più forti, era più intraprendente, più combattivo, pare a causa di una esposizione casuale quanto imprevista a fotografie di Little Tony e chansons e film francesi con Yves Montand durante la giovinezza in laboratorio: si innamora di una donna appariscente, e questo quasi compromette i delicati meccanismi di una pianificazione certosina… ma rapidamente tutto viene riportato nell’alveo della progettazione, cogliendo qualche anno dopo l’occasione di sostituire Cilvio con un quarto clone, quello preparato a puntino per fare i maneggi politici con i socialisti. Molto probabilmente l’acquisto del Milan e la famosa discesa su SanSiro con l’elicottero fu affidata ad un quinto clone, mentre dati sicuri trapelati da intercettazioni telefoniche di George Bush padre con il Gabibbo confermano l’ennesima sostituzione di quel Berlusconi con Filvio, il clone successivamente promotore di Forza Italia, nel corso dei primi mesi del 1993.
Negli ultimi anni le tracce si confondono, forse i tecnici di laboratorio americani, figli di quegli stessi inventori dei cloni negli anni Quaranta, non sono all’altezza della situazione, che sfugge loro di mano.
Filvio impersona quasi sicuramente sicuramente Berlusconi per tutti gli anni Novanta e i primi anni di questo secolo, mentre l’episodio della bandana nell’estate 2004 nasconde e rivela senza dubbio un’ulteriore sostituzione di clone. Entra in scena Gilvio, il quale però essendo stato tenuto in frigorifero per molti anni come embrione è effettivamente più giovane dell’ultimo clone: questo costringe i medici a operare su di lui delle operazioni chirurgico-estetiche di invecchiamento, a sostituirgli i capelli ancora tutti sani con camuffamenti atti a suggerire la giovinezza di un vecchio che si vuole giovane, ma dove nessuno deve sapere che si tratta veramente di un quarantaduenne.
Certo, le naturali pulsioni all’accoppiamento di un corpo ancora forte non possono essere trattenute, e Gilvio non può essere rimproverato per questo, tenendo conto che è stato allevato praticamente in solitudine per decenni, rincuorato solo da vallette del DriveIn misteriosamente scomparse nel corso degli anni Ottanta, ma in realtà rapite dalla CIA.
Pare chiaro a tutti, a questo punto, che sulla scorta delle insinuazioni di quei circoli complottisti e dietrologi cui più sopra facevo riferimento, l’occasione dell’ultimo grave attentato di piazza Duomo a Milano, quello della statuetta scagliata, non sia altro che l’abile mossa con cui coprire l’ulteriore scambio di persona. In quella macchina è entrato Gilvio, ma ne è uscito Hilvio.
Chissà per cosa l’han programmato, Hilvio, il Berlusclone #8.
Finora in tutto dovrebbero essere nove Berlusconi: a me vengono solo in mente i Beatles di Revolution #9, o forse i Clovers di Love Potion #9. Speriamo la seconda, delle due canzoni. L’amore vince sull’odio, ha detto Hilvio (la svolta mistica francescana? Ecco in cosa l’han programmato)

2 pensieri su “Berlusclone #9

  1. Jaio Furlanâr

    No sai so soi tal bon puèst par fâ un grafiti sul fat che Mediaset al vedi vinçût cuintri Google. Le vitorie a mi somee cussí ridicule che o no varès nancje di nomenâle.Prove cîr alc su youtube, bute jù dome une peraule cualsiasei par talian e spiete le rispueste. O ben a nol cji ven fûr nuje o ben al cji ven fûr cualchi mierdute da fâcji pene.Prove a meti le stesse peraule in inglês e a tu cjatarâs biacemai ancje mierdonis ma a tu restarâs raramenti cence nuje. Le vitorie di Mediaset sul tignîsi le sô miarde par se, a é un sconfite sul sens di volê mostrâ ch’a si é talians a ducj i coscj, soredut tal mauvais goût ma finalmentri a vuadagnin ducj.Google al varà plui spazi par meti alc di plui interessant e nô plui timp par no trai porcos cuant ch’a si cole su dutis chestis monadis.

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