Dameleneide atto terzo (o quarto, boh)

Che poi dici: perché non posso stare tranquillo, anziché vedermi passare davanti parole insulse? Oppure: la gente ti giudica dai nemici che hai. O anche: non ti curar di loro, ma guarda e passa (non ci riesco, c’è un limite). E poi: occhio a non metterla sul personale (certo che no, qui si è educati alla dialettica onorevole, si attaccano gli argomenti e non la persona. Ma se ti incaponisci, cosa devo pensare di te?)

Insomma, mi tocca riprendere in mano la Dameleneide e seguitare a raccontare senz’indugio delle gloriose gesta del personaggio pubblico Daniele Damele (già Presidente del Corecom regionale FVG, dirigente funzionario alla Provincia di Udine, docente universitario, giornalista e anchor-man televisivo sulla tv locale) di cui purtroppo già fui costretto a commentare in passato le miopi o disinformate proposte per una legiferazione alquanto censoria sulle cose di Internet, oppure le sue indicazioni fumose sulla sicurezza in rete per i minori da ottenere con filtri software alla navigazione, promossi questi ultimi da un prete piuttosto ambiguo. Vi rimando a questo mio post e a questo articolo pubblicato su Bora.la, per le puntate recenti della Dameleneide.
Io passerei volentieri i miei sabati pomeriggio a leggere qualcosuccia sulle correnti filosofiche neoplatoniche cabalistiche e alchemiche di Pico, Francesco Giorgi da Venezia e di Cornelio Agrippa, e del loro influsso sulla letteratura inglese pre e post scespiriana, ma poi càpitano cose a cui non so resistere, come un’amatriciana ben fatta.

Cos’avrà combinato questa volta, il nostro eroe, che ormai nei miei pensieri pongo narrativamente tra DonChisciotte e Bertoldo? Come al solito, coglie una notizia di cronaca e ci ricama su i suoi ragionamenti riguardo l’assoluta impellente necessità di normare i comportamenti digitali di metà degli italiani con delle nuove leggi, tagliate specificatamente per questi nuovi ambienti online dove ci sono le bande sovversive e il Male alligna nell’ombra.
Ecco qui il collegamento per il suo articolo “Occorre legiferare sul web” (qui lo screenshot, per sicurezza), e stavolta mi tocca proprio linkarlo. Leggetelo.
A molti di voi potrebbe in seguito venire in mente un ragionamento, e qui non c’entra molto avere competenza personale sugli ambienti digitali, è sufficiente avere del buon senso.
Infatti, perché mai dopo un articolo che mi racconta di come magistrati e polizia sono riusciti a ottenere una “vittoria” per alcune inchieste e denunce (i fatti Youtube-Mediaset e il caso PirateBay sono l’oggetto del contendere) Damele propugna nuove leggi?
Il suo articolo stesso dimostra che le leggi e le indicazioni del codice civile e penale per questi reati già ci sono, funzionano perfettamente, e le parti offese dei processi ottengono risultati a proprio favore.

Quindi Damele parla a vànvera, quello che gli preme è semplicemente sostenere le sue personalissime tesi al di là dell’evidenza (e si tratta di un giornalista che all’Università di Udine insegna Etica e Comunicazione, eh), foss’anche portando a loro sostegno argomentazioni e fatti che di per sé dicono proprio il contrario di ciò che lui vorrebbe farci credere.

Ma non è mica finita, cosa credete.
L’articolo che Damele ha firmato sul suo blog, non è farina del suo sacco.
Vedete, Internet è nata e cresciuta anche copiaincollando informazioni e opinioni, e non vi è niente di male in questo, purché secondo prassi scientifica o semplicemente per dignità venga riportato anche il nome dell’autore, e un link per poter accedere ai documenti originari.
Ma Damele firma come suo un articolo del Sole24ore di Giovanni Negri, dopo averlo copiato per il 95%. Non linka, non cita la fonte (e si tratta di un giornalista che all’Università di Udine insegna Etica e Comunicazione, eh).
Per aiutarvi nella spassosa analisi, vi ho preparato l‘articolo del nostro eroe paragonato con il testo originale a fronte, cliccate sull’immagine. In rosso, tutti i paragrafi uguali.

E pazienza, se nelle prime righe l’articolo originale dice “Una nuova legislazione del web per ora manca. E forse (…) non se ne sente neppure il bisogno perché la magistratura sta dimostrando di essere in grado di utilizzare le norme attuali per rispondere alle diverse sollecitazioni della cronaca”, Damele prende il tutto e senza avvedersi dello strafalcione trasforma i contenuti del pezzo di cronaca del Sole24ore in argomenti buoni per una delle sue malfondate perorazioni, concludendo come al solito che adesso tocca al Parlamento fare la sua parte.
E giù a lamentarsi dei reati di internet, tipo la diffamazione, quando in questo stesso momento non so se tutta questa sua manovra sia da considerarsi plagio o falso letterario o cos’altro.

Ultima annotazione di colore, prima di lasciarvi ridere liberamente.
Guardate come nelle prime righe dell’articolo originale la frase “[la sentenza] ammette che il sito “incriminato” possa essere sequestrato” diventi ora “ammette che il sito “incriminato” debba essere sequestrato“.
C’è tutto un mondo in questa trasformazione del verbo modale, c’è tutto un richiamo a un differente universo valoriale all’interno del racconto.
Tra il potere e il dovere, c’è di mezzo il volere di Damele, a quanto pare.

4 pensieri su “Dameleneide atto terzo (o quarto, boh)

  1. senevada

    Organizzo ben io fuori dalle sue classi un volantinaggio come si deve che renda servizio al nostro professionista. Bisogna far qualcosa, potrà mica l’Università far insegnare un ciarlatano del genere?

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  2. Anonymous

    Immagine non consona della professione – Censura
    È deontologicamente rilevante il comportamento di un giornalista che ha dato “un’immagine
    della professione ossequiosa al volere dei politici, mescolando il suo ruolo di corrispondente
    di giornale a quello di amico di un pubblico amministratore, prestandosi a servigi che
    non attengono ai compiti del giornalista”.
    Da qui la sanzione della censura.
    • C.N. 22 giugno 2005 n. 43 – Pres. Del Boca – Rel. Ocera
    • Respinto ricorso avverso delibera Ordine Veneto del 6.10.2000
    • Richiesta Commissione Ricorsi: conforme

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