Parole dentro le parole

Avevo questa teoria, secondo cui le parole dentro le parole modificano un po’ il senso che diamo a quelle parole.
Prendiamo mascarpone, sappiamo che è un latticino, che viene dal norditalia, che è calorico. Attenzione, non è un formaggio. Neanche la ricotta è un formaggio, eh. Caglio, siero, un mucchio di microbi come catalizzatori, zangole per battere la panna e farne il burro, filiere alimentari, procedure. Oh, tecnologia, il linguaggio dell’abitare.
Insomma, scarpone. dentro mascarpone. Quindi non so a voi che effetto fa (siamo dentro dizionari personalissimi), ma dentro il mascarpone c’è lo scarpone. Si fosse chiamato mafarfalla, avrei avuto un’idea diversa di quel formaggio.
Oppure in inglese: pensate a irony, ironic.
Per me assomiglia più al sarcasmo, l’ironia degli anglofoni. Perché dentro irony c’è iron, il ferro.
E poi c’è europe. Che pronunci come You rope. La “rope” è la corda per impiccarsi. Lennon dice “money for dope, money for rope”. Anche Frank Black coi Pixies dice “Can you swing from a good rope”.
E allora se pensate a cosa pensa un inglese, quali aree neuronali si attivano per simpatia nel pensare Europe, gli vengono in mente cose così, anche se non lo sa.

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