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Friul-IN

Sabato sera per l’aperitivo sono andato in centro, si trattava di de-virtualizzare i componenti del gruppo Friul-In, professionisti della zona che sono iscritti a LinkedIn.
Ci siamo incontrati al Contarena, storico caffè liberty di Udine di cui ho già avuto occasione di parlare male, proprio mentre sul locale convergeva la solita massa di wannabe calciatori&veline in ansia da prestazione nell’apparire vincenti e lampadati.

Ovviamente, ad un certo punto è partito il dj zarro e parlare seduti dentro intorno al tavolo è diventato impossibile, e allora siamo usciti per strada col bicchiere in mano, scoprendo che nella galleria d’arte a fianco del locale era in corso una inaugurazione, c’era Federico che suonava il sax su basi elettroniche di altri musicisti, e ad un banchetto servivano gratis del buon bianco friulano del Collio, altro che 23 (ventitre) euri per cinque aperitivi (ha pagato Francesco? a buon rendere, anyway).

Vediamo chi c’era, del centinaio dei Friul-ini iscritti al gruppo: Andrea Bertolozzi, Francesco Zorgno, Luca De Michiel, Elena Zadro, Simone Favaro, Davide Nonino con Alessandra, e Fabio Trevisani (ho messo i link lunghi della funzione “cerca”; se mi date il link con l’url breve al vostro profilo, linko meglio).

Per il resto, tutto bene.
Spero che vi sia una ulteriore occasione di incontro, dove sia possibile chiacchierare liberamente con tutti, per approfondire le reciproche competenze e far nascere idee di futura collaborazione.

Colpisci più forte

Ecco un blog dal basso, vero o malizioso non si sa, tutto dedicato a bastonare i politici e i dirigenti amministrativi dell’Ente Regione del Friuli Venezia Giulia.
Chiaramente, una volta che la Donzella d’Orleans ha esplicitamente aperto il rubinetto dello sfogo, livore rancore e astio e tutte robe così si riversano fuori (molti scrivono in maniera simile?) e tutto degenera. Ma si vengono a sapere parecchie cosette sul carattere di certe persone, su come funzionano le dinamiche interne dell’organizzazione lavorativa pubblica, si ravana pesantemente nel gossip del Palazzo raggiungendo profondità da decadenza tardoimpero, pasolinianamente.
Chissà come sarà il secondo post, chissà se i giornali locali ne parleranno.

Credo che ne vedremo sempre di più, di luoghi anonimi di sputtanamento o di sfogo, via via che migliaia di persone al giorno capiscono come usare Blogger. Prevedo fiammate colossali, guerre ideologiche, sciacalli e troll.
Sarebbe da aprire subito il blog “La giunta della Provincia è tutta marcia”, poi bisogna pensare anche agli Enti locali e picchiare duro contro l’assessore finto povero con il suv (la categoria peggiore), alle parrocchie, all’allenatore dei giovanissimi della squadretta di calcio del quartiere, al supermercato all’angolo (“Ipercoop ladra”) e via sputtanando e litigando. Torneranno di moda i nicknames, come nel 1999, davanti a tutto questo anonimato, proprio come la Donzella

Perché credo che statisticamente tutti quelli che interverranno su questi blog malmostosi futuri non abbiano molta pratica di discussione online, non hanno in vita loro mai litigato sui newsgroup o sui forum, probabilmente mancherà loro una certa sensibilità nella lettura del pensieroscritto degli altri, che li porterà facilmente a radicalizzare le proprie e le altrui opinioni (tipico da batti-e-ribatti) e a non saper più riconoscere una frase ironica, detta per alleggerire la situazione, nemmeno se vicino ci sono le faccette sorridenti e l’indicazione *sto scherzando* scritta per esteso.

Saranno anni di rumorosa gavetta e apprendistato, fino a quando per prove ed errori i molti che ora si riversano in Rete (ma come hanno fatto certi cinquantenni, seppur attenti e svegli, a schivare il web per dieci anni?) non avranno fatto loro o reinventato le competenze dialogiche necessarie per condurre o partecipare ad eventi di websocialità, con lo spirito di quelle netiquette che son vecchie come la rete stessa, e funzionano benissimo.

State of the wild

Scusate, riparto da martedì scorso, che poi era anche martedì di carnevale. Un concertino dei Delorentos al NoFun, con la musica nèrvola al punto giusto, provate a sentire sul loro sito o in giro. Meno cerebrali degli ArticMonkeys, ma sempre tiratissimi e a volte perfino agitati, ma con stile, i ragazzi. Venticinquenni irlandesi da due anni in giro per l’Europa e oltre, una meraviglia un po’ into the wild, a modo loro.
Peraltro, tutti questi gruppetti sono molto mod.

Poi arriva venerdì, comincia StateOfTheNet. In realtà ero passato al Visionario giovedì e mi ero subito trovato coinvolto nell’ardita manovra di posizionamento del bannerone 400×100 (centimetri, neh) con il nome della manifestazione, quello bianco che vedete nelle foto appeso al terrazzo. Poi ci ho anche pranzato, con il terzetto degli organizzatori e Silvia, e tutti i pensieri vertevano sull’imminenza.
Ora ritorno al venerdì successivo (come vedete, anche l’italiano conosce i suoi metodi per ingannare il tempo) e agli incontri della mattinata: comincia SOTN e dopo l’iniziale pacato intervento dei soliti tre – Valdemarin ha però più piglio brillante, Benny espone argomenti, Sergio articola… assegnerei l’inventio a Benny, la dispositio a Maistrello e l’elocutio a Paolo, nel mio schema attoriale – il ritmo degli eventi ha decisamente accelerato, il racconto lineare delle esposizioni dei relatori è stato spesso interrotto da interventi giocosi dal pubblico e poi gli stessi relatori procedevano come se fossimo tutti in salotto, e ci stessimo tutti raccontando aneddoti e riflessioni sparse e statistiche e catastrofismi. Credo proprio che il setting abbia influito, e che quel divano Fidanzato abbia inopinatamente fornito un clima affettivo perfetto per l’instaurarsi di modalità piuttosto morbide e dialogiche, ecco. Provate voi a fare un discorso serio spaparanzati sul divano (credo Mattina abbia anche apertamente mimato Fantozzi che lotta con la poltrona-sacco). Anzi, ho notato almeno Rullani (credo, o forse quell’altro, Lalli) e DeBiase che per dire qualcosa con un certo tono si sono seduti a fil di chiappa, sul bordo, sporgendosi in avanti.

Poi me ne sono andato via, a fare delle ore di lezione in Carnia a quattro diciassettenni esistenzialisticamente disperati, per poi tornare al Visionario verso le sei, in tempo per Mafe (donna più alta di quanto avrei detto, e anche più simpatica di quanto avrei detto). Ma il sabato ero lì dalla mattina, ho riso di cuore con Gaspar e l’ho seguito nei suoi ragionamenti, poi mi sono un po’ annoiato, ma a pranzo su in terrazza è stato tutto molto piacevole, belle chiacchiere in clima rilassato. E nessuno sottolineerà mai abbastanza la fortuna di avere a Udine una temperatura così ai primi di febbraio – di solito il sole c’è, ma accompagnato da venti freddi della Siberia, minimo. E invece stare in terrazza era una figata, e siamo diventati tutti una grande famiglia. Ahh. La ripresa dei lavori ha confermato il tono da commedia brillante, o almeno dell’Arte, con tutti i personaggi ben delineati e riconoscibilissimi.

Il goodbye party era al Caffè Contarena, ovvero lo storico bar meravigliosamente Liberty in pienissimo centro a Udine, il quale essendo sabato sera ch’aveva pure il deejay dentro, un vecchio lupo obeso, così per l’aperitivo era pieno di cafoni italoforzuti o peggio, quei giovinastri con il colletto della camicia rialzato e quelle tipe da sottobosco televisivo che troieggiano (ma come cazzo fanno ad avere le gambe NUDE con 5°? e qui da noi si sta parecchio anche fuori dai bar)… e udine non è newyork, sia chiaro, e tolti dieci di loro che forse erano cittadini gli altri vengono giù con la piena dai paesi. Peccato che vengano giù con le automobiline, e nella piazzetta antistante l’ambiente ci fossero credo almeno 500mila euro parcheggiati sui quattro stalli riservati handicap.
Quando siamo riusciti a finire il prosecco, siamo andati a mangiare mortadella da Pieri Mortadele, abbiam chiacchierato un bel po’ intanto che Giordano (che è uno che pensa pulito e ha pure vinto un Premio Recanati) ci passava le bottiglie e la mortazza, e ora che ci penso avevo anche nel tardo pomeriggio bevuto due tagli di rosso con Jacona, Sofi, Della Pasqua, la DottoressaDania e Dadevoti, accompagnando il tutto con paninetto di prosciutto cotto caldo con sopra il kren grattuggiato, ed era sì buono che Antonio ha detto bissiamo e ha fatto benissimo.
Mentre eravamo fuori in strada lì della mortadella, di notte, c’erano almeno Gaspar e Sergio, Antonio e Alessio, forse Joshua, dei ragazzi credo allievi della locale Accademia d’Arte Drammatica hanno improvvisato uno spettacolo dalle finestre del secondo piano della casa contigua, in questa via stretta e curva del centro di Udine: prima ad alto volume delle musiche che mi sembravano tipo anni ’30, tipo altoparlante d’oratorio con le musichette, poi tutta una recitazione abbastanza ben orchestrata di cose di Dante e poi anche un pezzo della “Pioggia nel Pineto”, su richiesta (!) di qualcuno di noi dalla strada; gli attori si sporgevano dalle finestre, e noi sotto applausi, risate, tutto bello.
Sì, sono contento che Udine sia piaciuta a più d’uno; ma la città ha giocato chissà perché un po’ delle sue carte, quella notte, e ha fatto buona impressione (e non pioveva).

Come la sera prima, poi me ne sono andato a ballare. Allo Zoo, stavolta, dove sono riuscito a convincere la tipa al bar timida ma efficentissima a farmi un toast alle tre di notte. Suonava un gruppetto di ventenni, anche loro nervosetti, però di quelli coi ciuffetti e le magliettine attillate.

E per giustificare il titolo, vi dirò che ho visto stasera IntotheWild, il filmone del tipo che va in Alaska. Beh, è tutto chiaro: i sentimenti sono liquidi, e lui ha problemi con l’acqua.



Lo stato delle cose

Giorni strani, lenti da sembrar sabbiosi e veloci da farmi scivolare cieco sugli specchi che-sono-gli-altri.

Però ha smesso di piovere dentro, e talvolta soleggia.
Vaticinii cupi con le monete, wu-wei seee, diaframma non pervenuto e respirazione random, primavera del cazzo.

Sono stanco di correre come un cretino per tutto il Friuli, domani vado a State of the Net, al Visionario qui a Udine, mi spaparanzo da qualche parte e ascoltovedo un po’ di gente simpatica che parla di cose interessanti, spesso in modo nuovo e divertente. Quei momenti dove impari qualcosa anche per sbaglio. Datemi un qualcosa per bloggare e twitterare in realtime.

Metto anche una playlist, per darvi un’idea di come il mondo sia eloquente.

Afterhours – Ballata per la mia piccola iena
Bugo – Amore mio infinito (la versione con Violante Placido, sul Tubo)
Beck – Already Dead
Cardigans – I need some fine wine
Garbo – Radioclima
Verdena – Phantastica
Interno 17 – Liquido
Velvet feat. Edoardo Bennato – Una settimana, un giorno
Amari – Campo Minato
Pixies – Hey
PJ Harvey – A Perfect Day Elise
The Searchers – Love Potion #9

Melanconico englishman

Ieri sera sono andato al NoFun/LaCantina.
Suonava la Luzzi, e volevo salutarla e avendo la videocamera girarle anche un video di una sua esibizione live e poi spedirglielo. Pensavo che siccome era lunedì ci sarebbe stata poca gente, e quindi potevo inquadrare il palco stando un po’ più lontano, e migliorando di conseguenza l’audio.
Sapevo che avrebbero suonato lei e Ant, e mi immaginavo quest’ultimo personaggio a supporto della gentile front-woman. Erano le sette di sera, credevo di avere tempo davanti a me.Ho dormito sul divano fino alle 23.00.
Comunque determinato a videare, ho tenuto fede ai miei propositi e sono andato al NoFun.
Per scoprire che FRLuzzi con Marco alla fisarmonica aveva già cantato, e sul palco ci stava questo lungagnone english con chitarrina acustica e atteggiamento intimista; la musica mi piaceva, tutto sommato, le emozioni arrivavano, e Gaetano ha fatto bene a quietare l’eccessivo brusìo del pubblico, perché le canzoni richiedevano un’atmosfera adeguata. Lo spilungone inglese si chiama Antony Harding, in arte Ant, per l’appunto, quello che io pensavo fosse il supporter. Dopo il concerto l’ho trovato al banco, abbiam bevuto una birra, lui mi ha raccontato che vive in Svezia con la sua tipa, io gli ho chesto dove ha suonato in Italia. Abbiam parlato di Bologna, gli ho descritto il clima cultural-musicale della città rossa a fine anni settanta, e siamo arrivati via Clash a brindare in memoria di Joe Strummer.

Melanconico, pacato, occhi trasparenti e vivaci: si è rivelato una bella persona, Ant.
Ovviamente un pezzo di video l’avevo girato, mentre cantava; tornato a casa, cosa potevo fare alle tre di mattino se non un po’ di montaggio? L’ho pubblicato su YouTube (con il consenso dell’artista), lo metto anche qui.