Pratiche culturali emergenti

La parola inglese /media/ si pronuncia /midia/, e altro non è che la contrazione di /mass-media/.
Non è latino: è inglese.
Se in latino /medium/ e /media/ significano “mezzi”, di sicuro non significano mezzi di comunicazione di massa, per banali motivi di storia della tecnologia. Punto.

Gli anglofoni (come accade in tutte le lingue) hanno formato una parola con un prestito linguistico in questo caso dal latino e hanno dato a questa nuova locuzione il significato di “mezzi di comunicazione”; inizialmente il gioco era più esplicito perché /mass/ faceva ben comprendere il riferimento, ma in ogni caso se parlando intendo dire “mezzi di comunicazione (di massa)” e utilizzo la parola /midia/, sto introducendo un anglicismo nella lingua italiana, perché il significato che intendo veicolare fino alla rappresentazione mentale dei miei interlocutori è quello attribuito dal codice linguistico della lingua inglese, non quello del latino.

Stabilito questo, mi prendo un appunto di un bell’articolo di Robin Good, il quale riporta un aticolo di Henry Jenkins Director del MIT Comparative Media Studies Program, sul profondo intersecarsi storico e sociale di nuove possibilità mediatiche (non scriverò altre righe per spiegare perché /mediatico/ è una nuova parola italiana) e di nuove forme di essere della collettività umana.

Il panorama dei New Media possiede queste caratteristiche:
è innovativo
è convergente
è “everyday”, quotidianamente presente
è appropriativo
è “in network”
è globale
è generazionale
è diseguale

L’esplosione delle nuove tecnologie alla fine del 19° secolo ha portato allo sviluppo di un periodo di auto-coscienza che ora chiamiamo modernismo.

Il Modernismo ha avuto un impatto su tutte le istituzioni esistenti, ha modificato tutte le forme di espressione artistica, ed ha dato vita ad una serie di cambiamenti il cui impatto possiamo notare ancora oggi.

Come il Modernismo anche i new media odierni danno vita a nuovi esperimenti sociali ed estetici. L’antropologo Grant McCracken ha descritto il momento presente come una “plenitude,” culturale rappresentata dalla possibilità di scegliere tra numerose opzioni.

McCracken afferma che la “plenitude” emerge perchè le condizioni culturali sono pronte per il cambiamento. Le tecnologie new media hanno diminuito le barriere di accesso ai mercati culturali mentre le istituzioni tradizionali perdevano la loro influenza.

Il risultato è stato una diversificazione della produzione culturale. Ogni nuova tecnologia promuove diversi utilizzi di sè, ispira risposte estetiche differenti da parte di differenti tipi di comunità di utenti. Queste trasformazioni promuovono nuove espressioni sia da parte del singolo che della collettività.

Interessante questa idea del momento di “plenitudine” (ahh, quanto piace agli americani parlare in latino, avete notato?) in cui stiamo vivendo, una situazione di pienezza potenziale percepibile appena sotto la superficie dell’attuale panorama mediatico mondiale, da cui inesorabilmente discenderanno nuove forme di collettività e nuovi processi sociali, nuovi discorsi con cui gli individui e i gruppi e le organizzazioni esprimeranno sé stessi e la propria idea di mondo, lo sgorgare del senso.

Media: Le Caratteristiche Dell’Universo New Media – Robin Good’s Latest News

6 pensieri su “Pratiche culturali emergenti

  1. leetah

    Avevo un professore che ti rimandava alla sessione successiva se pronunciavi /midia/.

    Non sono una fondamentalista, su questo termine: in fondo, mezza parola è pur sempre latina e gli inglesi avrebbero potuto introdurla con la pronuncia corretta.
    Trovo che entrambe le pronunce abbiano un loro perché.

    Invece, qui in agenzia tutti dicono /plas/ anziché /plus/ (altra pronuncia che mi sarebbe costata l’esame).
    Di questo che mi dici?

    Rispondi
  2. Solstizio

    Leetah, ciao
    è sempre un piacere trovare un tuo commento ehehhe

    su /plus/ la questione la vedo più semplice e più dura al tempo stesso, perché il significato “più” di /plus/ è mantenuto in entrambe le lingue (mentre nel caso di /media/ avevamo anche una modificazione della semantica, appunto da “mezzi” a “mezzi di comunicazione di massa”).
    Per me, /plus/ in italiano potrebbe essere tranquillamente pronunciato /plus/, perché appunto il significato è lo stesso che in latino… tant’è che mi immagino le tue riunioni di brainstorming con l’obiettivo di “comunicare i plus del prodotto”, e mi immagino un possibile copy a Paestum nel 42 d.C. che conduce un brainstorming nella sua agenzia “Verba volant”, e usa giustamente il termine /plus/ per sottolineare le qualità uniche del prodotto).
    Mah.
    Iscriviamoci ai webforum della Crusca, carissima Leetah, manteniamo i nostri nick e andiamo colà a discettare amabilmente .)

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  3. leetah

    Il forum della Crusca lo leggo in caso di dubbi, ma non lo frequento.
    In genere la gente che si interessa di queste cose è di una noia mortale.

    Presenti esclusi, of course.

    Rispondi

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