Alfabetizzazione e competenze per il XXI secolo

Premessa
Oltre infatti a definire una capacità di base skill dell’individuo, ovvero l’acquisizione di una padronanza su un codice semiotico riferito in questo caso alla lingua scritta (l’alfabeto, la produzione linguistica base), literacy in inglese reca con sé delle indicazioni sulle competenze del parlante, ovvero sul suo saper trasferire quelle abilità in altri campi di applicazione, sul suo saper astrarre da quella conoscenza delle regole di funzionamento grammaticale più ampie: oltre a un fare la parola “alfabetizzazione” andrebbe anche in italiano compresa per la sua capacità di denotare un certo saper fare del parlante.
Tant’è che in inglese questo insieme di abilità e competenze (marcato dal suffisso -acy) quando è riferito alla lingua scritta e parlata può essere denominato appunto literacy, e restando dentro questa concezione può essere esteso a altri campi dello scibile: ragionando di abilità e competenze di tipo matematico può essere coniata e utilizzata la parola numeracy, mentre dovendosi riferire all’insieme “grammaticale” della Tecnologia (dagli artefatti ai sistemi, dal martello agli impianti industriali) ci si può riferire al termine Technacy.
In italiano, a meno di non voler coniare dei neologismi, dobbiamo aggiungere degli aggettivi: abbiamo l’alfabetizzazione letteraria, l’alfabetizzazione matematica, l’alfabetizzazione tecnologica (e si potrebbe continuare ragionando di Media Literacy, Emotional Literacy, Visual Literacy).
Interessante inoltre notare come il parallelo con la secolare articolazione della grammatica linguistica e letteraria permetta anche nel caso della Cultura tecnologica la descrizione di determinati Generi tecnologici (altra voce di Wikipedia che ho ritenuto utile tradurre dall’inglese), sulla falsariga di quanto ragionando di lettere viene fatto con i Generi letterari.
Agli occhi di un semiotico, non vi è nessuna differenza tra la grammatica di una lingua e la “grammatica” di un territorio: si tratta sempre di testi scritti dalle collettività umane, di cui bisogna individuare gli elementi semantici, sintattici e morfologici di base, e comprendere i codici di funzionamento linguistico.
Alfabetizzazione e competenze per gli abitanti del XXI secolo
Partendo da una segnalazione di Granieri, torniamo a parlare di come la Scuola o comunque i sistemi formali dell’Educazione alle nuove generazioni debbano farsi carico del fornire agli alunni alcune coordinate per la comprensione del mondo in cui si troveranno a vivere.
Granieri è notoriamente scettico sulle possibilità del sistema-Scuola di assolvere a questo compito, in quanto la struttura e l’organizzazione stessa scolastica (a partire dalla forma fisica stessa delle aule, dalla ripartizione storica in obsoleti curricoli delle conoscenze, dai ruoli e dalle competenze dei formatori, dalla notoria lentezza burocratica dell’Istituzione) impedisce nei fatti di preparare i giovanissimi a essere fruitori critici e consapevoli di questa nostra realtà sociale liquida, in rapido cambiamento.
La Scuola, così come è fatta oggi, “non ce la fa a star dietro” alla velocità del mondo moderno, e ovviamente questo si nota maggiormente nel caso della Cultura Tecnologica e Digitale, e nei modi in cui oggi viene promossa una seria Educazione alla Cittadinanza Digitale.
Molte volte ne abbiam parlato su questo stesso blog.
Certo, la “postura mentale” della Scuola, eccessivamente focalizzata sulla cosiddetta “alfabetizzazione informatica” spicciola alle TIC (il solito pacchetto Office, e non invece le mappe satellitari da abitare, i Luoghi di socialità in rete, i Luoghi della comunicazione Scuola-Territorio) e sulla dotazione di hardware come intervento risolutorio (i magniloquenti discorsi sulle LIM, o sul pc in classe, quando mancano connessioni veloci, wifi, competenze aggiornate negli insegnanti a essere innanzitutto Cittadini digitali per essere proficuamente Docenti digitali), impedisce di scorgere chiaramente quali siano gli obbiettivi formativi della persona (e non solo curricolari) che vanno rapidamente tenuti in considerazione, per evitare di dover riconsegnare alla società una volta maggiorenni degli individui pronti per vivere nel Novecento, e non dentro questo XXI secolo radicalmente diverso da ciò che lo ha preceduto.
Ecco alcune indicazioni per le competenze da possedere (non solo abilità!), per chi abita nella modernità e per lavoro si occupa di Educazione. Si tratta di una rapida traduzione di quanto trovato da Granieri qui.
Alfabetizzazioni e competenze del XXI secolo
In questa nostra epoca digitale, gli educatori devono padroneggiare alcune abilità conoscitive cruciali. Quali? Il teorico dei media, nonché concreto professionista, Howard Rheingold ha parlato di quattro “Alfabetizzazioni del Ventunesimo secolo” – attenzione, partecipazione, collaborazione e consapevolezza della rete – a cui dobbiamo orientarci, che dobbiamo comprendere e coltivare nell’era digitale (vedi qui). Tutti conosciamo le tre alfabetizzazioni standard del “leggere, scrivere, far di conto”. Che altro è richiesto nella nostra era digitale? Il futurista Alvin Toffler sostiene che, nel ventunesimo secolo, dobbiamo conoscere non solo quelle tre, ma anche come imparare, disimparare e re-imparare. Ragionando su queste suggestioni, ecco qui dieci alfabetizzazioni che sembrano cruciali per la nostra era digitale. Nessuna di queste è rintracciabile nella “metrica” normale del nostro sistema educativo, tuttavia tutte sono abilità cruciali per il nostro tempo.
Attenzione:  Quali sono i nuovi modi con cui prestiamo attenzione nell’era digitale?  Come dobbiamo cambiare i nostri concetti e pratiche dell’attenzione per una nuova era?  Come impariamo e pratichiamo nuove forme di attenzione nell’era digitale?
Partecipazione:  Soltanto una piccola percentuale di coloro che usano i nuovi media partecipativi contribuisce realmente. Come incoraggiamo l’interazione e la partecipazione significativa?  Con quale obiettivo, a livello culturale, sociale, o civico?
Collaborazione:   Come incoraggiamo forme di collaborazione significative e innovative?  Gli studi indicano che la collaborazione può riconfermare semplicemente il consenso, agendo più come pressione esercitata dal gruppo dei pari piuttosto che come una leva al vero pensiero originale.  Andrebbe forse coltivata una metodologia di “collaborazione per differenza” per potenziare e orientare in modo più significativo e efficace l’apporto che i diversi gruppi possono fornire.
Consapevolezza della rete:  Che cosa possiamo fare per meglio capire sia in che modo prosperiamo come individui creativi sia per comprendere appieno il nostro contributo all’interno di una rete fatta di altre persone?  Come avere una comprensione adeguata di cosa sia una rete allargata, e ciò che possiamo da essa ottenere?
Disegno e progettazione:  In che modo l’informazione è convogliata nelle diverse forme digitali? In che modo capiamo e pratichiamo gli elementi di una buona progettazione in quanto parte delle nostra comunicazione e delle nostre pratiche interazionali?
Descrizione, narrazione:  In che modo gli elementi narrativi modellano le informazioni che desideriamo trasferire, aiutandole ad avere forza in un mondo fatto di flussi informativi moltiplicati e tra loro in competizione?
Consumo critico dell’informazione:  Senza un filtro (quali i redattori, gli esperti ed i professionisti), molte informazioni sul Internet possono essere inesatte, ingannevoli, o inadeguate.  Anche i media tradizionali, naturalmente, risentono di questi difetti che però oggi sono esacerbati dalla diffusione digitale.  Come impariamo a essere critici?  Quali sono gli standard della credibilità?
Digital Divide, partecipazione digitale:  Quali divisioni ancora permangono nella cultura digitale?  Vi sono aspetti basilari dell’economia, della cultura, e dei livelli di alfabetizzazione che dettano non solo chi può partecipare all’era digitale ma anche come partecipiamo?
Etica e tutela:  In che modo etico e responsabile possiamo muovere partendo da partecipazione, scambio, collaborazione e dalla comunicazione in direzione di una maggiore qualità sociale del vivere, grazie agli strumenti digitali?
Apprendere, disimparare e re-imparare:   Alvin Toffler ha detto che, nel mondo in evoluzione rapida del ventunesimo secolo, l’abilità più importante è avere la capacità di fermarsi, vedere che cosa non sta funzionando e conseguentemente scoprire i modi per disimparare i vecchi modelli e reimparare a imparare.  Questo richiede il coinvolgimento di tutte altre abilità, ma si tratta forse della singola capacità che è più importante insegnare.  Significa che, ogni volta che qualcuno pensa in maniera nostalgica, domandandosi se “i bei vecchi tempi” torneranno, un riflesso “disimparante” possa rapidamente forzare quelle persone a pensare che cosa realmente significa una tal comparazione, che vantaggio ci porta, e cosa di buono possa fare provare a invertire il pensiero stesso. Cosa possono portare “questi nei nuovi giorni”?  Proprio in quanto esperimento di pensiero gedanken experiment – il tentativo di disimparare le nostre risposte irriflesse, automatiche, alla situazione del cambiamento è l’unico modo di riflettere veramente sulle nostre abitudini nel resistere al cambiamento.

2 pensieri su “Alfabetizzazione e competenze per il XXI secolo

  1. Walter

    Intanto ti ringrazio per il lavoro di traduzione, che mi permette di leggere quest’articolo.
    Cercherò di farlo girare su “FB” perchè mi sembra che, al solito, ponga molte questioni cruciali e da non sottovalutare.
    Daniele (Macca)

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