Valori, psicologia, letteratura


Leggendo Baudrillard, Rifkin, Braudel, ma anche Houellebecq o Ballard (per non citare autori più vetusti), comprendo lo sgretolamento dei valori sociali, delle stesse classi sociali per come sono state concepite e vissute negli ultimi 400 anni, il crollo delle ideologie politiche e delle fedi religiose, e vedo nel contempo emergere nuove assiologie e nuovi strumenti di identità collettiva, al servizio di gruppi che
si
ritrovano attorno a qualcosa (un passatempo, un marchio, una merce,
un’azienda, una squadra di calcio, una community). I meccanismi nei gruppi umani sono sempre gli stessi, sia nei comportamenti che vengono adottati all’interno (scissione, attacco-fuga) sia rispetto all’esterno del gruppo, come le dinamiche di autodifesa del tipo “dentro o fuori”, miti fondativi, futuri vagheggiati, individuazione/creazione del nemico, teoria del complotto. Bisogni identitari, individuali e gruppali, perseguiti a quanto pare sempre attraverso l’alienazione da sé, nell’abbraccio fusionale rassicurante di un gruppo malamente materno.

La psicologia dei gruppi ci insegna come queste collettività sociali ristrette, cinghia di trasmissione tra l’individuo e la società ampia, debbano saper maturare al proprio interno un linguaggio sufficientemente articolato, in grado di veicolare contenuti affettivi potenzialmente distruttivi dell’identità personale e pubblica, al fine di permettere ai partecipanti del gruppo stesso il superamento del “noi” fusionale indifferenziato in cui ci si rifugia in cerca di protezione annientando la propria identità personale, per giungere attraverso profonde e dolorose prese di coscienza alla solidarietà interumana, al riconoscimento dell’unicità dell’Io che si confronta in modo consapevole con l’Altro, riconoscendo le proprie proiezioni e gli inganni difensivi, crescendo e arricchendosi di esperienza.

Troppo dolore, molto più facile fuggire nell’alienazione da sé.

Per il resto, credo sia possibile affrontare letterariamente, magari armati di buona semiotica, un confronto tra Piattaforma di Houllebecq e Cocaine Nights di Ballard: ci penserò.

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Un pensiero su “Valori, psicologia, letteratura

  1. soundverite

    io penso che l’opera di Houllebecq ci presenti nuove forme di nichilismo che certo hanno a che vedere con lo sgretolamento di certi valori ma solo in parte possono essere ridotte a questi. mi sembra che il nichilismo di Houllebecq presenti forme inedite rispetto al nichilismo moderno-contemporaneo, è un nichilismo compiaciuto, ostentato, doloroso sì ma in qualche modo in pace con se stesso.
    rilancio proponendo un confronto letterario tra il nichilismo moderno (camus-sartre) e quello post-moderno (Houllebecq-amis-kristoff).
    !?!

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