
Abitare aumentato
Incidenza dei cambiamenti tecnosociali su luoghi, comunità, tessuti urbani e sociali
L’avvento e la pervasività delle tecnologie digitali e dei nuovi modelli di interazione sociale sta ridefinendo in maniera radicale il nostro rapporto con i luoghi, le comunità e, in ultima analisi, con la nostra stessa identità collettiva, i profili identitari territoriali.
La modernità, trainata dalla globalizzazione e dalla cultura digitale, sta plasmando inediti stili dell’abitare e nuove concezioni di comunità, con conseguenze dirette sulle forme di partecipazione sociale e sul sentimento di appartenenza che ne deriva. Analizzare questa trasformazione attraverso le lenti dei luoghi, delle comunità, dei tessuti comunitari e delle persone rivela una complessità che richiede una riflessione approfondita, soprattutto in vista di una società sempre più tecnosociale.
1. I luoghi non scompaiono: si trasformano nel cuore della rete.
Se da un lato si assiste a un potenziale allentamento delle identità storicamente consolidate, dall’altro emergono nuove “tribù mediatiche” e movimenti d’opinione che, pur radicandosi in specifici contesti geografici, si esprimono e si riconoscono attraverso dinamiche digitali. Questo non implica la scomparsa del paesaggio o della struttura urbana, ma piuttosto una loro evoluzione influenzata da nuove economie e da inediti stili dell’abitare, dove il virtuale e il fisico si intersecano costantemente. I luoghi non svaniscono nell’etere digitale: piuttosto, mutano la loro centralità e le loro funzioni. Se un tempo la rilevanza di un luogo era strettamente legata alla sua posizione geografica e alle attività economiche e sociali che vi si svolgevano fisicamente, oggi assistiamo a una ridefinizione di questa centralità attraverso le connessioni digitali.
Un piccolo borgo può acquisire una nuova vitalità grazie a comunità online che ne valorizza le specificità culturali o paesaggistiche, mentre un quartiere un tempo pulsante può perdere attrattività se non riesce a integrarsi nei nuovi flussi informativi e relazionali. Il profilo identitario sedimentato nel corso della storia si allenta, non scomparendo ma stratificandosi con nuove narrazioni e significati emergenti dalle interazioni digitali. Di conseguenza, il paesaggio, la struttura urbana e l’economia del territorio subiscono trasformazioni spesso repentine, influenzate non solo da dinamiche locali ma anche da forze globali mediate dalla tecnologia. L’esempio degli Urban Center come luoghi di elaborazione “nervosa” degli stimoli e delle percezioni del corpo urbano hardware e wetware, sensoristica e flussi di energia materia informazioni insieme ai comportamenti della comunità, come un “cervelletto” diviene emblematico: da presidi fisici di partecipazione e informazione, evolvono in nodi di una rete più ampia, capaci di orchestrare flussi informativi che trascendono i confini fisici del luogo stesso, offrendo poi la possibilità di allestire le correlazioni delle informazioni costantemente aggiornate in tempo reale su dei “cruscotti” pubblici ove visualizzare il funzionamento concreto della comunità, cruscotti da alimentare anche tramite piattaforme digitali a emanazione pubblica per la partecipazione civica, dove esprimere e far sedimentare le conoscenze e le scelte dei cittadini rispetto alla gestione della cosa pubblica, tramite meccanismi consultivi e deliberativi.
2. Le comunità non si annullano: si frammentano e cercano nuove forme di coesione.
Le comunità non si dissolvono, ma subiscono una profonda metamorfosi. La capacità di immaginare un futuro collettivo e di intervenire attivamente sulle politiche di sviluppo locale può apparire affievolita, non per una mancanza di volontà, ma per la complessità di aggregare interessi e visioni in un contesto mediatizzato e frammentato. Le “paure” e le fragilità interne alle comunità possono acuirsi di fronte alla rapidità dei cambiamenti e alla percezione di una perdita di controllo sui processi che li determinano.
Tuttavia, parallelamente a questa frammentazione, emergono nuove forme di aggregazione comunitaria, spesso translocali e basate su interessi specifici condivisi online. Queste “tribù mediatiche” o movimenti d’opinione trasversali, pur non radicandosi necessariamente in un luogo fisico specifico, sviluppano un forte senso di identità collettiva e possono influenzare, a volte in maniera significativa, anche le dinamiche territoriali.
La sfida risiede nel tradurre questa vitalità digitale in una rinnovata capacità di azione politica e sociale a livello locale, sfruttando gli strumenti tecnologici per una partecipazione più consapevole e incisiva.
Le comunità stanno sviluppando nuove forme di aggregazione e consapevolezza. La “dissoluzione delle capacità per immaginare il futuro e intervenire sulle politiche di sviluppo locale” può essere contrastata proprio dall'”empowerment delle comunità” derivante dalla percezione del territorio come spazio di conoscenza e identità, facilitato dagli strumenti digitali.
La maggiore consapevolezza sulla “compagine sociale di appartenenza”, resa possibile dalla visualizzazione di flussi e dinamiche territoriali, può paradossalmente rafforzare la capacità di progettare il futuro e di partecipare attivamente alle decisioni politiche. Le “paure” e la “fragilità interna” potrebbero essere mitigate da un rinnovato senso di appartenenza, nutrito da narrazioni condivise e da una cittadinanza digitale attiva.
3. I tessuti comunitari si “sfilacciano” ma cercano nuove trame.
I tessuti comunitari, apparentemente “sfilacciati” e “invecchiati”, potrebbero quindi trovare nuova linfa vitale proprio nelle dinamiche tecnosociali. La migrazione giovanile all’estero, l’invecchiamento della popolazione, l’obsolescenza del patrimonio edilizio e infrastrutturale, unitamente a dinamiche di chiusura e di “rancore” sociale, rappresentano sfide significative per la coesione territoriale. La “lentezza” nel ciclo di riproduzione delle risorse, siano esse umane, culturali, patrimoniali o economiche, è una conseguenza diretta di queste dinamiche.
Tuttavia, la prospettiva tecnosociale offre anche la possibilità di ricucire questi tessuti. La tecnologia può facilitare il mantenimento dei legami con le giovani generazioni emigrate, valorizzare il ruolo attivo degli anziani nella vita comunitaria attraverso strumenti digitali, e promuovere nuove forme di economia basate sulla conoscenza e sulla valorizzazione del patrimonio locale attraverso piattaforme digitali. L’idea di “dashboard cittadine” e “cruscotti dell’abitare” suggerisce un approccio in cui la visualizzazione in tempo reale dei flussi e delle dinamiche territoriali può accrescere la consapevolezza e favorire una partecipazione più informata, potenzialmente rallentando o invertendo alcuni dei processi di “sfilacciamento”.
4. Le persone non perdono essenza, ma evolvono le loro espressioni.
Le persone mantengono la loro essenza, i loro valori e le loro abitudini di pensiero, ma modificano profondamente i loro comportamenti, stili di vita, modi di lavorare e percezioni del mondo. La tecnologia agisce come un potente catalizzatore di questi cambiamenti, offrendo nuove opportunità ma anche generando nuove sfide.
La “Grande Conversazione” disintermediata resa possibile dalla rete fa emergere identità collettive territoriali in forme inedite, come le “tribù mediatiche” che connotano specifici modi di abitare geograficamente riferiti. Sebbene vi sia il rischio di una omologazione dovuta alla globalizzazione digitale, la capacità della rete di creare “nicchie ecologiche” per identità e conversazioni particolari offre una speranza per la preservazione e la riarticolazione delle specificità locali. La tecnologia, quindi, non solo trasforma i comportamenti individuali, ma influenza anche la percezione e l’espressione dell’identità collettiva, aprendo la strada a una “nuova cittadinanza digitale” in cui le narrazioni territoriali emergenti diventano strumenti di comprensione e rappresentazione dello “stile dell’abitare”.
In conclusione, una visione di una società decisamente tecnosociale, con “technoscapes” saggiamente ponderati, non deve necessariamente condurre a una dissoluzione delle identità e delle appartenenze. Al contrario, la realtà tecnologica digitale attuale, inclusa l’intelligenza artificiale come strumento organizzativo di sistemi complessi, ha il potenziale per sostenere una riorganizzazione sociale che lasci emergere nuove pratiche partecipative e rinnovati sentimenti di appartenenza. Strumenti come gli Urban Center, potenziati dalle capacità di visualizzazione e analisi offerte dalla tecnologia, possono agire come catalizzatori per una governance urbana più inclusiva e consapevole, valorizzando le risorse locali e progettando scenari di sviluppo condivisi.
L’intelligenza artificiale, con la sua crescente capacità di organizzare sistemi complessi, potrebbe in futuro svolgere un ruolo cruciale nel facilitare questa riorganizzazione, analizzando i flussi informativi, supportando processi decisionali più informati e promuovendo una “Civic Curation” dei dati territoriali che restituisca alle comunità una maggiore consapevolezza e capacità di azione.
La chiave risiede nello sfruttare appieno il potenziale della tecnologia non come fine a sé stesso, ma come strumento per rafforzare i legami sociali, valorizzare le specificità territoriali e costruire un futuro in cui l’identità locale e la partecipazione globale si nutrano reciprocamente.