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#ebookfest

Su, che devo bloggare il mio resoconto del supercampconvegnofest di Fosdinovo. Anzi, rispondendo a caldo dentro un ambientino sociale, ho scritto:

… devo dirti che è andata bene. Non per l’organizzazione logistica e copertura media (avrei dovuto strimmare parecchio, e niente; però ho 50 giga di video da spammare in giro, ora) resa complicata dall’essere dentro un castello medievale, o spalmati per il borgo. Ma proprio la location ha fatto molto, secondo me, e ha creato un clima eccezionale. Non starò a farti le pippe su grammatica situazionale, contesto e semantica degli spazi, tranqui :) Però puoi immaginare, incontri in piccole stanze arredate strane, atmosfera informale, botta e risposta caldi (pensa ai migliori camp a cui hai assistito), dibattiti che dopo aver personalmente forzatamente chiuso cacciando fuori tutti a calci in culo – sennò i seminari duravano otto ore – vedevo continuare lungo i corridoi e le terrazze panoramiche del castello, nei ciarlieri capannelli di illustri e di sconosciuti. Maragliano chiacchierava con Quadrino, a Quadrino stesso in veste inedita ho fatto intervistare Roncaglia, Guaraldi che rideva forte con Maria Grazia Mattei, la quale mi prendeva in giro per la perizia con la quale le ho collegato il videoproiettore, e una tavola rotonda con Marco Ghezzi e Guaraldi che sembrava un copione di sceneggiata napoletana, per quanto era effervescente, e invece era semplicemente una bella chiacchierata tra persone competenti. E i problemi sul tavolo erano quelli grossi, amazon che arriva, mondadori e rcs che hanno rotto il cazzo, drm una cippa, cultura digitale quasi sempre ben compresa, e non imparaticcia, se non dai soliti tecnosauri prontamente litigati da tutti. Nelle loro stesse parole, nelle parole dei personaggioni, un’ottima occasione di incontro vero tra studiosi e operatori del settore. Un anno di lavoro ci aspetta, a me, Noa Carpignano di BBN, Mario Guaraldi, tutta la crew, e chissà cosa succederà nel frattempo, ma vediamo cosa riusciamo a migliorare per il prossimo anno – a esempio, speriamo che arrivi l’adsl in castello :)

Riprendendo le parole di Mario Rotta, aggiungo due riflessioni.
Molti di coloro che hanno parlato nei seminari e nelle tavole rotonde lasciavano trasparire nei loro discorsi il giusto approccio rispetto ai nuovi modelli economici e logistici innescati dalle pratiche di Rete, a esempio riguardo le questioni della proprietà intellettuale o dei DRM. Eppure sentivo mancare in loro una vera cultura digitale, per come essa sorge in chi abita in Rete per un certo tempo con una certa assiduità.
Queste persone hanno raggiunto la posizione adeguata al mutato contesto con un percorso faticoso, fatto di piccoli miglioramenti apportati al vecchio modello economico editoriale e distributivo, e quindi sia reso loro l’onore del traguardo raggiunto. Ma nelle loro parole c’erano metafore sbagliate, contesti obsoleti del discorso, da cui poi discendono quelle incomprensioni e quelle modalità di conversazione in presenza eccessivamente polemiche, in quanto poggianti su fondamenta traballanti, quando in realtà lo sfondo tutto su cui inquadrare il fenomeno dei cambiamenti dell’editoria è sempre quello delle modificazioni culturali e sociali ampie e epocali, quale quella di internet che stiamo vivendo.
Gente brava nonostante, mi viene da pensare, nonostante il loro non essere abitanti consapevoli.
Come un bambino che passa dalla macchina per scrivere al pc, che capisce quanto un programma di videoscrittura possa essere più performante rispetto alla prima, ma ancora non ha modificato il suo sguardo in direzione di un orizzonte più vasto, dove vengono ripensate le stesse pratiche umane di scrittura (soprattutto quando si lavora connessi).
Nel mio intervento durante la tavola rotonda che mi vedeva partecipante, sono stato esplicitamente provocato da Mario Guaraldi a dare una lettura “filosofica” delle questioni in ballo, e come filosofo catastrofista ho risposto: ho provato a dipingere i cambiamenti sociali radicali in atto, ho mostrato come di qui a cinque anni il mondo dell’editoria e non solo potrebbe essere completamente diverso, ho messo in guardia su quelli che infervorati asseriscono oggi cose che domani stesso potrebbero essere differenti. Ma ho chiuso con nota positiva, essendo il mio l’ultimo intervento della giornata: ho parlato dei valori della Rete, della compartecipazione della condivisione, della fiducia e della reputazione, e ho riproposto il soltio parallelo del messaggio e del contesto in cui esso cade, da cui soltanto possiamo disambiguare i significati giungendo a un senso compiuto di una frase effettivamente pronunciata, le frasi che gli editori stanno provando a dire, nel loro fare, nel fronteggiare in modo nuovo la Grande Conversazione.
“Dare and share”, come si diceva in Rete tanti anni fa: “osa e condividi”, dove gli sperimentalismi assolutamente necessari trovano risonanza e validazione nella comunità sociale dei portatori di interesse.
Le solite cose: c’è di mezzo il fatto che ci sono in giro case editrici, persone appassionate di libri e di lettura, che queste cose non le capiscono, e su questi dinosauri incombe inesorabile la Morte, mentre già piccoli mammiferi a sangue caldo, più agili e adattati al mutato ambiente, stanno conquistando il mondo.

I classici italiani su Google

“Un primo passo importante verso la realizzazione del sogno che ha guidato i fondatori di Google: la creazione di una biblioteca universale”. Così Nikesh Arora, presidente Global Sales Operations and Business Development del gigante di Mountain View, ha definito la neonata cooperazione tra Google Books e il ministero per i Beni e le Attività Culturali. In base all’accordo, presentato oggi nella sede del MiBAC, nei prossimi due anni verranno catalogati e poi digitalizzati circa un milione di libri non coperti da copyright conservati nelle Biblioteche Nazionali di Roma e Firenze. Un’operazione che consentirà a chiunque nel mondo di accedere alle opere dei più grandi intellettuali, scrittori e scienziati italiani: il tutto a titolo gratuito e senza esclusive, tanto che i testi saranno disponibili anche sui siti web delle biblioteche stesse e su altre piattaforme, come ad esempio quella del progetto Europeana.

Leggi la notizia su Repubblica

Libri, e-book reader, Garamond

Leggere su schermo è realtà.
La tecnologia della stampa e l’industria tipografica hanno accompagnato l’umanità negli ultimi cinquecento anni, forgiando profondamente la forma delle società, consentendo la diffusione della Conoscenza e del pubblico dibattito in modi mai visti precedentemente. Biblioteche, quotidiani, manuali professionali, enciclopedie, testi scolastici. Il libro stampato di carta è tuttora il simbolo del Sapere per come le nostre generazioni hanno avuto accesso allo Scibile, e oggi il suo monopolio in quanto supporto alla Conoscenza viene insidiato dal testo in formato elettronico.

Sappiamo che le tecnologia si integrano, non si sostituiscono l’una con l’altra – il cinema non ha fatto scomparire il teatro, la tv non ha fatto scomparire la radio – e conseguentemente non è il caso di parlare di morte del libro, perché si tratta solo di prendere atto di una modificazione tecnologica del supporto. Dalla carta e dall’inchiostro ora si passa a pixel e bit.
Il libro diventa un e-libro, un libro elettronico, un e-book.

Già da molti anni leggiamo i testi scritti sullo schermo, ma rimaniamo vincolati ad un hardware piuttosto ingombrante, il computer; non va sottovalutata inoltre la difficoltà che l’occhio umano incontra nel procedere per lunghe ore alla lettura su uno schermo retroilluminato, come quello che probabilmente ora avete davanti agli occhi, con tecnologia tipo tubo catodico oppure LCD.
Gli e-book, da intendere come testi correttamente impaginati, esistono da molti anni, ma ciò che ultimamente ha messo in fibrillazione il mondo editoriale e i lettori è la commercializzazione di dispositivi di lettura dei libri elettronici, gli e-book reader, basati su una tecnologia completamente diversa, riassumibile nella locuzione e-paper, ovvero la carta elettronica.
Il Kindle o lo Cybook e i molti altri dispositivi che si cominciano a vedere nei negozi e in vendita nelle librerie offrono un’esperienza di lettura perfettamente paragonabile a quella del libro tradizionale, dove le lettere spiccano distinte sulla pagina anche se siete in spiaggia sotto il sole, cosa notoriamente complicata se utilizzate a esempio un pc portatile.

Sono evidenti le motivazioni economiche della pubblicazione di un libro in formato elettronico, legate al costo della carta e della stampa e della distribuzione fisica di un oggetto materiale, e non vanno sottovalutate le potenzialità insite del testo elettronico, relative alla sua facile manipolazione (copiaincolla, commento, inoltro, organizzazione modulare) da parte del fruitore, nonché la sua ubiquità, in quanto indifferente al supporto fisico: potete leggere lo stesso contenuto sul pc, sul cellulare, sull’ebook reader, sui nuovi tablet come l’iPad, e potete anche stamparlo, ma perché consumare carta?
Su un e-book reader potete archiviare e mantenere sempre disponibili migliaia di libri, le batterie durano per giorni, è spesso presente la connessione wifi con cui potete rapidamente aggiornare la vostra libreria elettronica, acquistando direttamente i libri dall’editore oppure scaricando le migliaia di testi anche gratuiti già ora disponibili, oppure ottimizzando i vostri documenti per la lettura su questi dispositivi.

Ci sarebbe da fare tutto un bel discorso sui cambiamenti che l’introduzione che il libro in formato elettronico porterà nel mondo scolastico, che mi riporometto di affrontare meglio in futuro.
Il malloppo cartaceo, le antologie e i libri di testo che ora gli studenti mettono nello zaino non avrà più motivo di esistere, visto che con un semplice lettore porteranno con sé tutto ciò che serve loro.
Sarà facile per gli insegnanti costruire i propri libri di testo, organizzando e rendendo disponibili immediatamente le proprie dispense alla classe.
Gli stessi libri di testo frutto di progettazione editoriale vedranno radicalmente cambiare la propria forma, in direzione di una maggiore modularità (in quanto studente potrò acquistare e scaricare solo quelle parti del testo pertinenti al programma scolastico) e di una impaginazione nativamente pensata per sfruttare le potenzialità offerte dai collegamenti ipertestuali e dalla facilità di accludere materiale multimediale (filmati, fotografie, clip audio) nel corpo dell’opera.

Se volete, trovate qualche ragionamento qui su SchoolBookcamp, una community dedicata al futuro dei testi scolastici in formato elettronico.
Segnalo anche questo articolo di Granieri che prova a indagare i cambiamenti culturali dal punto di vista editoriale, come pure questo articolo sul Sole24ore sugli e-book.
Si è inoltre tenuto recentemente presso la casa editrice Apogeo a Milano un incontro pubblico, e cliccando qui potrete accedere alla pagina dove sono stati resi disponibili i materiali e i video delle relazioni.

L’ultimissima novità è poi costituita dalla pubblicazione da parte di Garamond di questo e-book dedicato agli insegnanti, intitolato “Insegnare e apprendere con gli e-book“, a cura di Mario Rotta, Michela Bini e Paola Zamperlin.
Si tratta di un e-book regolarmente in vendita, ma il prezzo potete farlo voi, letteralmente, decidendo quanto pagare l’opera.
Curioso? No, è semplicemente il mondo che sta cambiando, e certi vecchi meccanismi economici, ormai inadeguati ai tempi, possono essere tranquillamente accantonati.

Un help-desk per i supporti tecnologici

Certo, dev’essere dura.
Quest’anno a Natale l’ebook reader Kindle o iLiad o Cybook sarà il regalo sotto l’albero per moltissimi americani, il boom da noi potrebbe essere per l’estate prossima.

Un’altra di quelle rivoluzioni epocali portateci dalla Cultura Digitale: ne parlano Luca DeBiase e Sandrone Dazieri su Nòva Sole24ore, Antonio Tombolini sul blog di Simplicissimus.

Qualcosa di simile deve essere accaduto nella seconda metà del Quattrocento, con la diffusione della tecnologia della stampa. Magari ancora prima, quando si diffuse la rilegatura di buona carta, come la storia di Fabriano insegna.
Nel video qui sotto, la ricostruzione scherzosa di un help-desk dell’epoca.

Scuola digitale al via

Tutti insieme in un colpo solo stanno per arrivare nelle scuole italiane quei dispositivi digitali e quelle tecnologie per la didattica intorno alle quali proviamo da molti anni a ragionare, per capire le modalità più adeguate del loro utilizzo in relazione all’apprendimento effettivo degli studenti.

Si fossero introdotte in classe con gradualità queste novità tecnologiche nel corso degli ultimi dieci anni (non è poco; e bastava restare sintonizzati con il “mondo reale”) sarebbero potute emergere direttamente dal concreto “fare scuola” le pratiche migliori, le metodologie più adeguate, i contesti d’uso più appropriati. L’auto-formazione degli insegnanti e l’innovazione della stessa organizzazione lavorativa scolastica avrebbe avuto il tempo di adeguarsi alla modernità, di elaborare le conoscenze e le abilità di tipo informatico in competenze digitali (vedi qui e qui), le quali non sono “contenuti” che si possono trasmettere con un corso di aggiornamento professionale, trattandosi di modificazioni profonde degli atteggiamenti personali dei docenti – e della situazione di apprendimento – rispetto all’attuale Ecosistema della Conoscenza e all’impellente necessità di fornire indicazioni di Educazione alla Cittadinanza Digitale alle giovani generazioni.
Se attualmente ci sono in Italia insegnanti che usano il computer alla stregua di una macchina per scrivere e una lavagna elettronica come semplice supporto per mostrare le immagini, senza comprendere appieno le effettive potenzialità di una “didattica aumentata”, una simile massiccia introduzione di tecnologia in classe produrrà un marasma notevole, innescherà dinamiche di repulsione, costringerà la scuola per ancora molti anni a rielaborare gli approcci metodologici e a fomentare dibattiti interni sui massimi sistemi, perdendo tempo prezioso rispetto ai passi che il mondo sta facendo in direzione di una socialità connessa.

Se non altro, stiamo parlando di cambiamento. Un cambiamento forzato, che non potrà non modificare profondamente le attuali pratiche didattiche e i meccanismi di funzionamento della scuola come organizzazione lavorativa. Un cambiamento epocale che avrebbe dovuto essere meglio accompagnato nel corso degli anni, e che per molti anni ancora avrà bisogno di potenti enzimi (competenze professionali esterne al mondo della scuola, se quest’ultima si degnasse di aprirsi al mondo e lasciasse entrare – non per decreto ministeriale – il mondo in sé) per digerire e metabolizzare questa massa di innovazione tecnologica da ingurgitare rischiando l’indigestione.

Un ultimo appunto: era proprio necessario fare business anche in questo campo, stipulando contratti commerciali tutti da chiarire con i principali colossi dell’informatica e dell’elettronica mondiali, nonostante precise indicazioni legislative europee e italiane sull’utilizzo di tecnologie opensource nelle pubbliche amministrazioni, nonostante le raccomandazioni per l’utilizzo di OpenCulture nei processi educativi?

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Scuola digitale: il governo sigla intesa con Microsoft, Telecom, Intel e Ibm. eBook, lavagne iTech, sms e pagelle online per Cl@ssi 2.0
di Raffella Natale, fonte Key4biz

Forse non a breve, ma gli eBook potrebbero sbarcare nelle scuole italiane. Intervenendo alla presentazione dei risultati del progetto “La scuola digitale”, il Ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini ha infatti spiegato che “l’eBook non è sostitutivo del libro di testo, ma per alcune tipologie come i libri di esercizi i volumi si prestano benissimo a essere digitali”.
La Gelmini, presentando con il Ministro della Pa Renato Brunetta lo stato di avanzamento dei progetti per la digitalizzazione del mondo dell’insegnamento, ha informato che entro il prossimo giugno arriveranno quasi 30.000 lavagne interattive multimendiali installate in altrettante classi con 100.000 insegnanti in formazione.
E ancora: didattica digitale al posto dei tradizionali metodi di apprendimento in nuove 156 scuole delle primarie e secondarie superiori; servizi scuola-famiglia via web, con pagelle e certificati on-line, registro elettronico di classe, notifica tramite sms alle famiglie delle assenze degli studenti. “E’ una responsabilità di tutti – ha detto la Gelmini – offrire ai nostri ragazzi una scuola sempre più aperta e moderna”.
Con il piano eGov 2012 ed il protocollo d’intesa dell’ottobre 2008, il Miur e il Ministero della Pa hanno avviato una serie di interventi coordinati per l’innovazione digitale della scuola.


Il Miur ha messo a punto il piano ‘La scuola digitale’, che si articola in due fasi: la prima (operativa dallo scorso gennaio) prevede l’introduzione in classe delle lavagne interattive multimediali (Lim), l’altra chiamata Cl@ssi 2.0 ha come obiettivo l’utilizzo delle ICT nelle scuole. Secondo i dati di viale Trastevere, ad oggi sono state già installate 7.697 Lim, che si aggiungono alle 3.300 fornite dal Ministero per la P.A.. Sono inoltre iniziati i corsi di formazione per 30.000 docenti. Parte ora una seconda fase, che ha come obiettivo l’installazione entro giugno di altre 20.000 Lim con complessivamente 100.000 insegnanti in formazione.
Il progetto Cl@ssi 2.0, invece, mira a trasformare l’ambiente di apprendimento tradizionale attraverso le ICT e la didattica digitale: nei prossimi mesi anche le scuole primarie e secondarie superiori (dopo quelle secondarie di I grado) sperimenteranno il progetto, con nuove 156 scuole e 1.404 insegnanti in formazione.
Le nuove tecnologie modificheranno anche la vita scolastica e i rapporti scuola-famiglia: con il progetto ‘Servizi scuola-famiglia via web’, coordinato tra i due ministeri, in molti istituti le pagelle saranno online, il registro di classe diventa elettronico, le prenotazioni dei colloqui con i docenti e le richieste di certificati si faranno sulla Rete e le scuole notificheranno alle famiglie via sms le assenze dei figli.
Sempre più difficile, quindi, marinare la scuola: “E’ finita un’era”, ha scherzato Brunetta mentre per Gelmini “così si vuole ripristinare l’alleanza scuola-famiglia: sono tutti aiuti che consentiranno ai genitori di tornare protagonisti dell’educazione, senza rinunciare al loro lavoro”.

Gelmini e Brunetta hanno anche annunciato alcune intese con Microsoft, Ibm, Intel e Telecom Italia, che si presteranno a diffondere e promuovere l’utilizzo delle nuove tecnologie nella didattica, sviluppando il piano di innovazione digitale.
Stamani infatti le quattro società hanno firmato a Palazzo Chigi una serie di Protocolli d’intesa per la diffusione delle tecnologie digitali nella scuole. Con la firma del presidente Umberto Paolucci, Microsoft Italia si impegna, tra l’altro, a ridurre il digital divide nelle scuole anche fornendo gratuitamente software operativo e/o applicativo finalizzato all’innovazione della didattica.

Il superamento dei fenomeni di esclusione causati dal digital divide è anche l’obiettivo indicato dall’amministratore delegato di Telecom Italia, Franco Bernabè.
Il gruppo tlc metterà pertanto a disposizione degli studenti offerte agevolate per parlare, video-chiamare, inviare messaggi e navigare su internet, oltre a specifici piani di ricerca e sperimentazione orientati ai processi di insegnamento e apprendimento.
Luciano Martucci, presidente di Ibm Italia, ha annunciato la collaborazione di un Centro di competenza internazionale mentre la collaborazione con Intel Italia, ha anticipato l’amministratore delegato, Dario Bucci, si concentrerà sull’adozione della piattaforma di formazione Intel Teach Advanced Online per l’aggiornamento professionale dei docenti. Proseguono intanto, ha assicurato la Gelmini, altre iniziative. In arrivo mini pc portatili per gli studenti delle scuole medie. Il governo metterà, infatti, a disposizione 150 euro a pc e sta cercando sponsor che ci mettano il resto. “Il nostro obiettivo – ha spiegato Brunetta – è dotare 1.000 classi al mese per i prossimi 4 anni e arrivare entro la fine della legislatura a dotare tutti gli studenti di un pc”.

SchoolbookCamp, e-book a scuola

Il 22 e il 23 maggio si è svolto a Fosdinovo (MS) un convegno barcamp dedicato al libro di testo scolastico nel suo formato elettronico, ovvero come e-book che da circolare ministeriale di quest’anno è previsto a breve entri stabilmente nella pratica scolastica quotidiana.

Dello SchoolbookCamp ho già parlato diffusamente qui e qui.

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L’altra settimana al convegno di Fosdinovo, usando il cellulare come videocamera, ho fatto delle rapide interviste ad alcuni partecipanti ponendo tre domande tre.

Si trattava di indagare quali cambiamenti tecnologici e socioculturali abbiano reso significativa la proposizione di un evento barcamp dedicato all’e-book e all’editoria scolastica, quali posizioni fossero emerse dagli incontri, quali indicazioni il convegno stesso poteva dare per suggerire le azioni da intraprendere nel futuro, per un utilizzo adeguato dei testi digitali su supporto elettronico negli àmbiti della scuola e della formazione alla persona, per una riflessione tematiche inerenti i modelli economici dell’editoria elettronica, l’introduzione dell’e-book a scuola, le comunità professionali online.

Ho posto queste domande a Noa Carpignano della BBN Edizioni, ad Agostino Quadrino della Garamond, a Mario Guaraldi per la omonima casa editrice, a Marco Guastavigna insegnante e autore di testi sull’apprendimento, a Gianni Marconato quale operatore nel settore della formazione; ne esce certamente un quadro interessante e variopinto.

Il video è lunghetto, 25minuti, però ha un andamento abbastanza rapido.

SchoolbookCamp a Fosdinovo. Videointerviste from Giorgio Jannis on Vimeo.

Ricapitolando

Ricapitolando oggi mi sono accorto che serve un RSS per registrarsi su www.audiocast.it

Allora ho provato con il feed atom, e ciccia. Ho letto di qua e di là, e ho scoperto che mi serviva il feed RSS2.0. Allora mi sono iscritto a FeedBurner, che mi da l’XML giusto.

Così ho fatto un altro rettangolino chicklet e l’ho messo sul blog. Poi ho fatto una prova audio, e ospitando il file mp3 su un mio spazio server ho spedito una mail qui al blog dicendo dove andare a prendersi il link per l’mp3. A quel punto ho aggiunto il mio podcast (tramite il feed RSS2.0) a iTunes, e mi sono sentito il mio audio dal mio blog. Rimaneva il video: prima ho linkato a un .wmv, ma niente. allora ho convertito un .wmv in .mov (con Vegas) e l’ho caricato. funziona. Meglio ancora mi son trovato un programmino (volete il torrent?) ImTOO iPod movieconverter, e ho provato a fare il video in .mp4. Vedremo.