Hollywood & misteri gnostici

Apprendo da qui l’imminenza di una produzione cinematografica, targata addirittura DeLaurentiis, riguardante Aquileia e la storia della spiritualità in Friuli. Chiaramente, viene citato “Il codice da Vinci” quale riferimento immediato, trattandosi di un soggetto dalle movenze detectivistiche.

A leggere l’articolo, si comprende che si tratta di una cosa grossa. Eppure manca un nome, manca il riferimento ad un pensatore importante del Friuli recente, un prete sulfureo capace di visioni culturali innovative e di minuziose analisi delle fonti bibliografiche, scovate magari scartabellando veramente nella Biblioteca Vaticana oppure negli archivi di sperdute chiesette di campagna.
Storico, teologo e musicologo, (don) Gilberto Pressacco è stato il primo a suggerire una lettura della storia del Friuli (ma direi del Cattolicesimo, per le conseguenze delle sue ricerche) legata alle peculiarità delle tradizioni religiose regionali, ai curiosi rituali delle sue genti, alle forme di ballo popolare, alle rappresentazioni figurative dei mosaici della Basilica di Aquileia, uno dei centri più importanti nell’antichità per la diffusione del Cristianesimo.

Importante: parlando della Chiesa di Aquileia, abbiamo a che fare con un pesante “rimosso” della storiografia ufficiale, per motivi nettamente politici.
Provo ad organizzare rapidamente gli indizi.
Aquileia, porta verso l’Oriente, già città tra le più popolose ed importanti d’Italia in epoca romana, centro di traffici commerciali verso il Baltico (la lavorazione dell’ambra era un vanto locale) e la Pannonia, provvista di un porto spettacolare con quattrocento metri di banchina, dovete raffigurarvela splendida come Alessandria d’Egitto. Un crocevia di culture, genti di tutte le razze, dotti medici e sapienti, mercanti, nobili, interessi letterari, architettura d’avanguardia, mosaici e arte.
Proprio con Alessandria, esistevano rotte regolari di navigazione e commercio.
Aquileia, tra il secondo ed il quinto secolo dopo Cristo (con Ermacora, Fortunato, Teodoro, Cromazio) era un faro di ideologia cristiana, vi erano scuole di teologia presso cui giungevano studiosi da ogni parte del mondo conosciuto; Roma contava poco: soprattutto Aquileia e la Milano di Ambrogio alleate avrebbero definito verso il quarto secolo i primi lineamenti di una religione che dopo l’iniziale periodo esplosivo (tipico di ogni organizzazione) doveva trovare una solidità politica, doveva darsi uno statuto.
E Aquileia vantava San Marco, come autorevole testimone della Cristianità, qui approdato verso il 50 dopo Cristo, presso Grado.
Marco apparteneva o bazzicava gli Esseni di Alessandria, che erano degli ebrei piuttosto estatici, che ballavano per glorificare il Signore, forse fumavano canapa, festeggiavano giustamente il Sabato. Marco portò ad Aquileia un’idea di religione non oppressiva, di spiritualità gioiosa, una cosa molto malvista che entrò nel DNA dei movimenti spirituali paleocristiani.
In Friuli per secoli i bambini venivano battezzati Sabato o Sabata (e non Domenica), la furlana è un ballo popolare rinascimentale ritenuto sconveniente e “scomunicato” nell’800 da bolla papale, qui hanno avuto luogo processi alle streghe ed il fenomeno dei Beneandanti (Carlo Ginzburg, Einaudi), qui l’arcobaleno si chiama “l’Arco di San Marco”, qui le capriole sono dette “marculis”, qui ai bambini si minaccia il Boborosso se non fanno i bravi (e la parola “Borboros” in Platone e nei NeoPlatonici gnostici indica il fango e l’inferno: si usa solo qui).
Il pavimento della Basilica di Aquileia è un mosaico meraviglioso, densissimo di simbologie, popolato da animali qui mai visti (come l’àverla, volatile mediorientale), dove si celebra la lotta della Tartaruga contro il Gallo, le Tenebre contro la Luce, per l’Albero della Vita.

Poi Attila prima e i Longobardi poi distrussero e ridimensionarono Aquileia. Il Vescovo Paolino fuggì a Grado con il tesoro, Venezia (quattro isolette paludose colonizzate da profughi di Altino e Grado, scacciati da invasioni barbariche) cominciava a spadroneggiare sulla costa e rubò il simbolo del Leone di San Marco, per farne il suo emblema. Il Patriarcato rimaneva, da Merano a Lubiana, ma ormai era tutto normalizzato.
Il Vaticano col tempo s’impose, forte del suo nome e della sua strutturazione politico-militare (le vicende di Ravenna ed il falso storico della Donazione di Costantino – leggendaria origine del potere temporale della Chiesa, fatto smascherato già da Lorenzo Valla nel Quattrocento) e dell’irrigidimento della dottrina romana, motivato dalla necessità (in-group/out-group) di contrapporsi ai movimenti eretici (Ario, le chiese d’Oriente), e scelse come Padri della Chiesa di riferimento dei disturbati mentali come Tertulliano ed Origene, sessuofobi autocastrati e fanatici castigatori dei costumi, piuttosto che persone calme e sensibili e capaci di rendere omaggio alla gioia anche sensuale della vita.
Non andava bene per nulla che quassù ad Aquileia ci fosse gente religiosissima che cianciava di amore e festicciole.

Perdonate il calderone di informazioni gettate alla rinfusa: quando Pressacco me ne parlava nel 1996, raccontava di come tutti questi indizi da lui indagati fossero combaciati in un grande puzzle, capace di spiegare alcune singolarità culturali di queste terre, nel corso di una vera visione mentale che aveva avuto anni addietro nel cuore della notte; al tempo collaboravo con l’Accademia d’Arte Drammatica di Udine, per allestire al MittelFest di Cividale una rappresentazione teatrale intitolata “Mistero Contadino”, drammaturgicamente fondata proprio sulle scoperte e sulle suggestioni di questo prete un po’ eretico, sanguigno ed appassionato.
Spero se ne ricordino di quest’uomo morto pochi anni fa, nei titoli di coda di questo filmone hollywoodiano (ammesso che il filmone si faccia veramente, e non si tratti di millantare credito).

Udine20News beta Film Giallo tra i Mosaici di Aquileia

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