La Scuola? Ha un futuro alle spalle

Avrei voluto ancora una volta mostrare agli insegnanti la bellezza di una didattica moderna, in grado di utilizzare sapientemente gli strumenti tecnologici già oggi disponibili (e-book, i nuovi tablet come iPad, le LIM); trovate alcune suggestioni qui e qui, in inglese, e molto altro in italiano usando Google appropriatamente. 
Come abbiam capito nel corso degli anni, una singola tecnologia in classe rivoluziona l’intero modo di fare scuola, se intesa e utilizzata in maniera “immersiva”, e non semplicemente come strumento succedaneo di qualcosa già esistente.
Se usiamo una lavagna elettronica come quella in ardesia, nulla cambia, e nemmeno l’insegnante è motivato a indagare (lo imporrebbe la sua professionalità) nuove possibilità per moltiplicare l’efficacia della didattica, avendo come riferimento l’apprendimento.
Ma appunto tutto ciò che ruota intorno a quella specifica tecnologia riceve delle spinte al cambiamento, per adeguarsi alle nuove potenzialità permesse dal dispositivo.
Questo significa che intorno per esempio a “un iPad per ogni studente” avverrà una riprogettazione dell’editoria scolastica, del testo scolastico stesso (modulare, ipermediale), dei flussi conversazionali dentro cui avviene l’apprendimento nelle singole classi ormai connesse,  delle competenze degli insegnanti chiamati a produrre i propri libri di testo da distribuire agli studenti, dell’edilizia scolastica che deve rapidamente adeguarsi alle odierne necessità offrendo connessioni wireless ubique, perfino delle aziende che producono gli zainetti, le quali dovranno mettere sul mercato prodotti pensati per ospitare comodamente un tablet di un chilo, e non più quindici chili di libri.

Poi tutto si blocca, davanti a un dirigente miope, a insegnanti timorosi ignoranti e arroganti, a riforme scolastiche indegne.
Ecco Maragliano, come commento a una discussione sulle LIM:

La fortuna delle LIM è di chiamarsi lavagne. Se venissero usate da individui e individue con buona familiarità con la comunicazione di rete si potrebbe capire che LIM sta a lavagna d’ardesia come cavallo sta ad auto. Nella mia auto ci sono cavalli, che però non nitriscono. Nelle aule italiane ci sono LIM che nitriscono, perché restano lavagne. Come uscirne? In un altro paese, in un’altra cultura, anzi in un’altra antropologia si potrebbe sostenere che il problema non è scolastico o pedagogico, ma civile. Insomma, invece che perdere tempo dietro a diatribe interessate (vedi i paginoni di ieri, domenica 7 febbraio 10, sul Corriere, con i soliti allarmi su Internet che disinsegna a leggere e scrivere) si dovrebbero rendere sempre più attivi e vicolanti i servizi civili sul web (pagamenti, atti amministrativi e burocreatici, fonti di informazione), sempre più vantaggiose le offerte di connessione da qualsivoglia attrezzo, sempre meno eccezionale il ricorso alla rete come luogo di incontro e condivisione. In un altro paese. Diverso dal nostro. 
Allargando giustamente il punto di vista, Maragliano sottolinea come la mancata comprensione dello strumento dipenda dalla mancanza di un retroterra culturale, di una cornice interpretativa dentro la mente degli insegnanti e dei pubblici decisori che permetta di inquadrare appieno le potenzialità offerte in questo caso dalla lavagna multimediale interattiva.
Perché gli insegnanti digitali devono essere innanzitutto cittadini digitali, per poter anche solo concepire la propria professionalità. Ma purtroppo in italia tutto quello che riguarda la Cultura Digitale (dall’alfabetizzazione informatica, alle dotazioni tecniche per sopperire al digital divide, alle competenze digitali da disseminare tra i cittadini e a scuola, all’Educazione alla Cittadinaza Digitale) è stato raccontato dai media tradizionali sempre con toni scandalistici, o terroristici, o aneddotici, incapaci di costruire una adeguata comprensione dei cambiamenti tecnosociali degli ultimi vent’anni, né d’altra parte le politiche governative hanno saputo introdurre innovazione concreta, nei banali processi di funzionamento della Pubblica Amministrazione.
Quindi: volevo parlarvi del magnifico futuro che attende la Scuola e il fare scuola moderno, e invece mi accorgo che nel 2010 non viene nemmeno garantita la possibilità di aver cura delle nuove generazioni con gli stessi livelli qualitativi del secolo scorso.
Le ragioni di tanto magone? Ho visto la puntata di “Presa diretta”, la trasmissione Rai di Riccardo Iacona dedicata alla Scuola, e ho letto questo commento di Mauro Biani. 
E’ disponibile sul sito Rai.tv, oppure su YouTube, nel canale della Rai.
La Scuola per definizione agisce sul futuro: sarà perfettamente inutile lamentarsi nel 2025, quando vedremo ovunque i danni sociali causati dalle miopi scelte odierne.

Un pensiero su “La Scuola? Ha un futuro alle spalle

  1. elisa

    sai già che condivido quel che hai scritto, aggiungo solo il rammarico per quelle altre situazioni, opposte, dove ad insegnanti che sarebbero perfettamente in grado (per generazione e per cultura) di far uso appropriato delle tic nell’insegnamento, fanno riscontro strutture decisamente prive di stumentazioni… adeguate o meno. chi ha pane non ha denti, e viceversa. penso all’ università di trieste, facoltà di scienze della formazione (guarda caso, proprio da dove escono quegli stessi insegnanti che, ancora, un domani useranno le lim come lavagne tradizionali!). profonda tristezza.

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